Croce: non esiste alcuna fuga dall’Enpaf

“Siamo tra le poche Casse che limitano a 20 anni il requisito dell’attività professionale, non richiedendo il requisito predetto per tutto il periodo di contribuzione”.

Così in una lettera l’Enpaf ha replicato al contenuto dell’interrogazione presentata da Chiara Gribaudo (Pd) in cui si mette in discussione l’obbligo di versare a Enpaf, a prescindere dall’inquadramento come dipendente o autonomo, una quota fissa annua di 4.500 euro.

“Si precisa che l’Enpaf è l’unica Cassa di previdenza dei professionisti che attribuisce dignità, sul piano contributivo, alla posizione di disoccupato temporaneo ed involontario”, continua l’Ente previdenziale.

Pertanto, attualmente, l’iscritto per la prima volta all’Ente a partire dal 1° gennaio 2004 ha la facoltà di versare un contributo di solidarietà pari all’1% del contributo previdenziale intero, nel caso di disoccupazione temporanea ed involontaria, in luogo della contribuzione previdenziale obbligatoria.

Si tratta, in concreto, di un obbligo di versamento ammontante, con riferimento all’anno 2019, alla cifra di € 86,00 comprensivo del contributo di assistenza e maternità.

Tale misura – si legge nella lettera – appare idonea a garantire la rimozione di qualsivoglia presunta barriera all’iscrizione all’Ordine professionale e, al contempo, garantisce l’assolvimento dell’obbligo di iscrizione e contribuzione all’Enpaf con un onere minimo in capo all’iscritto.

Nel commentare alcuni titoli apparsi su testate giornalistiche, il Presidente dell’Enpaf, Emilio Croce, ha osservato che “non esiste alcuna fuga dall’Enpaf e dagli Ordini, tenuto conto che, dal confronto dei dati di bilancio, tra il 31.12.2018 e il 31.12.2019 emerge un saldo positivo del numero degli iscritti pari a 1.173 unità, che passa da 95.656 a 96.829”.

In particolare, Croce precisa che”l’unica contrazione nella categoria dei contribuenti dell’Ente si registra tra coloro che hanno solo l’Enpaf quale previdenza obbligatoria, per i quali la riduzione è pari a 1.586 unità, e ciò per gli effetti prodotti dalla L. n. 124/2017 per la quale non vi è più l’obbligo dell’iscrizione all’Albo, e quindi all’Enpaf, per i soci di società di capitali che gestiscono farmacie private”.

“La fuga dall’Enpaf, se di fuga si può parlare – continua Croce – è diretta conseguenza di una legge che ha profondamente alterato gli equilibri nel settore farmaceutico. Per tutte le altre categorie, che versano contribuzione ridotta in ragione della propria condizione di lavoratori subordinati o di non esercenti attività professionale, si registra, invece, un incremento nel numero delle posizioni”.

“Da ultimo, si rileva, tra il 2018 e il 2019, una contrazione del numero dei disoccupati, pari a 1.180 unità”, conclude il presidente dell’Enpaf.

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