L’insulina compie 100 anni, la diabetologia guarda al futuro
Cambiamenti epocali hanno attraversato un secolo, e cambiamenti altrettanto significativi hanno attraversato l’ultimo anno. A cento anni dalla scoperta dell’insulina, il farmaco salvavita che ha cambiato la storia del diabete, la diabetologia italiana è chiamata a rispondere alle nuove sfide imposte dall’innovazione clinico-terapeutica e dalla pandemia Covid che ha stravolto i vecchi modelli di gestione e assistenza delle cronicità. A ripercorrere un secolo di diabetologia è l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) nel corso della Virtual Edition del X Convegno della Fondazione AMD che ha preso il via stamattina e si concluderà il 20 febbraio.
“Insulina, vaccini e penicillina, sono state le scoperte più straordinarie ed importanti nella storia della medicina, un farmaco salvavita che ha cambiato per sempre la storia delle persone con diabete” – dice Paolo Di Bartolo, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi e persona con diabete tipo 1 dall’età di 17 anni. “In questi cento anni, la terapia insulinica si è evoluta adattandosi ai mutevoli e crescenti bisogni di salute della popolazione con diabete e oggi proprio grazie alle incredibile galoppata della ricerca medica e alla straordinaria evoluzione della terapia l’aspettativa di vita di una persona con diabete tipo 1 è sovrapponibile a quella di una persona senza diabete”.
Quando nel 1921, il dottor Frederick Grant Banting e il suo studente e assistente, Charles Herbert Best scoprirono come estrarre insulina, il diabete era ancora una malattia fatale e l’aspettativa di vita era veramente breve. Oggi, lo scenario è completamente mutato e la qualità dell’assistenza diabetologica ancora, dopo questo primo secolo di diabetologia, è in continuo miglioramento. Le innovazioni tecnologiche, le nuove formulazioni e i nuovi metodi di somministrazione dell’insulina, così come la disponibilità di nuovi devices per il controllo glicemico, supportano quotidianamente le persone con diabete per un migliore controllo e gestione della malattia.
“Tuttavia – aggiunge Di Bartolo – la terapia insulinica da sola non basta. Resta fondamentale il ruolo del diabetologo e del team di diabetologia, per le elevate competenze in ambito educazionale. Proprio la vocazione e la competenza per e nella educazione terapeutica permette di supportare il paziente a comprendere il proprio diabete e capire come diventare parte attiva nel proprio trattamento”.
Nonostante le innovazioni terapeutiche e tecnologiche oggi disponibili, preoccupano ancora l’alta percentuale di pazienti non ‘a target’ e i dati poco soddisfacenti sull’utilizzo dei nuovi farmaci, a dimostrazione del diffuso fenomeno dell’inerzia terapeutica. L’82% della popolazione con diabete vive in una “cronica” difficoltà nel tenere sotto controllo i più importanti fattori di rischio, risultando così maggiormente esposta al rischio di sviluppare le complicanze correlate al diabete e, circa 1 persona con diabete su 7 è esposta al rischio molto alto di sviluppare un evento cardio-vascolare. A rivelarlo sono gli Annali AMD, l’indagine condotta dall’Associazione Medici Diabetologi, che da oltre 15 anni fotografa la qualità dell’assistenza diabetologica in 258 centri di diabetologia italiani.