L’AIFA approva la rimborsabilità di Infliximab per l’artrite reumatoide
L’artrite reumatoide è una patologia di genesi autoimmune, ha un’evoluzione cronica e può interessare tutte le articolazioni. Colpisce 3 donne ogni uomo, ha un picco massimo intorno ai 35-50 anni, ma può presentarsi in qualsiasi fase della vita.
Il quadro clinico della patologia è dominato dal dolore e dalla presenza di un’infiammazione a livello articolare, a cui si può associare anche un rossore delle aree interessate. In Italia l’incidenza è attorno allo 0.3-0.5%, per un totale di circa 300-350mila pazienti.
Se non curata adeguatamente, la malattia può interessare anche altri organi e apparati, in particolare quello cardiovascolare. Nella stragrande maggioranza dei casi è comunque trattabile, purché si intervenga con una diagnosi precoce e un rapido inizio della terapia.
Con Determina del 10 febbraio 2021 pubblicata sulla GU n. 47 del 25/02/2021, AIFA ha approvato con classe di rimborsabilità “H” (ospedaliera), il farmaco biosimilare a base di infliximab prodotto dalla coreana Celltrion Healthcare.
Infliximab, anticorpo monoclonale chimerico, finora disponibile in Europa solo con formulazione endovenosa, oggi può essere somministrato anche con una formulazione sottocutanea generando risparmi e benefici per l’intero SSN.
“La disponibilità di una simile formulazione sottocutanea di Infliximab aumenta le opzioni di trattamento disponibili per i pazienti, facilita la somministrazione e la rende più pratica – sottolinea il Prof. Roberto Caporali, Professore Ordinario di Reumatologia all’Università degli Studi di Milano e Direttore del Dipartimento di Reumatologia e Scienze Mediche presso la ASST Pini CTO di Milano – Dal punto di vista clinico, la somministrazione sotto cutanea permette di adottare un approccio a dose fissa, che si rivela semplice, pratico e può ridurre il rischio di errori terapeutici. I benefici potenziali di questa somministrazione includono anche l’ottimizzazione delle risorse mediche e il miglioramento dell’impatto sulla qualità della vita del paziente e di eventuali caregiver.
Le strutture ospedaliere, infatti, possono proseguire le terapie croniche senza l’occupazione di poltrone infusionali, minimizzando le visite e gli accessi, riducendo le probabilità di contagi in epoca pandemica, oltre che i tempi e i costi normalmente richiesti. La somministrazione sottocutanea fatta a domicilio permette al paziente maggiore flessibilità visto che si libera di un vincolo periodico. Infine, bisogna considerare l’aspetto economico, visto che si tratta di un farmaco biosimilare che ha un costo di acquisto inferiore all’originator”.