Consiglio di Stato. I farmacisti –grossisti devono operare utilizzando codici diversi
“Anche dopo il processo di liberalizzazione del settore farmaceutico, il farmacista, una volta autorizzato al commercio all’ingrosso può ritenersi legittimato ad operare nella duplice veste di grossista e di dettagliante ma utilizzando codici diversi a garanzia della trasparenza delle vendite per evitare vendite su mercati paralleli e a garanzia anche della salute pubblica”. Questo, il sunto del contenuto della sentenza n.5486/2018 del Consiglio di Stato, sezione III, pubblicata il 21 settembre scorso. La Corte suprema ha poi ricordato che alla luce del d.lgs. 24 aprile 2006, n. 219 (Codice comunitario concernente i medicinali per uso umano), chiunque intenda svolgere attività di distribuzione all’ingrosso di medicinali deve possedere un’autorizzazione rilasciata dalla regione o dalla provincia autonoma ovvero dalle altre autorità competenti, individuate dalla legislazione delle regioni o delle province autonome, nella quale sono indicati i locali oggetto dell’attività (art. 100). Inoltre, i giudici hanno aggiunto che ai sensi degli artt. 104 e 105, d.lgs. n. 219 del 2006 è necessario garantire il servizio pubblico, ovvero la permanenza di un assortimento di medicinali sufficiente a rispondere alle esigenze di un territorio geograficamente determinato, nei limiti di cui i predetti medicinali siano forniti dai titolari di AIC, e di provvedere alla consegna delle forniture richieste in tempi brevissimi su tutto il territorio in questione. A tal fine, non possono essere sottratti, alla distribuzione e alla vendita per il territorio nazionale, i medicinali per i quali sono stati adottati specifici provvedimenti al fine di prevenire o limitare stati di carenza o indisponibilità, anche temporanee, sul mercato o in assenza di valide alternative terapeutiche. «Siamo di fronte a una sentenza molto importante – ha commentato su un’altra testata di categoria, Domenico Di Giorgio, responsabile dell’Ufficio qualità dei prodotti dell’Aifa – perché si propone come un riferimento importante per Regioni e Asl nel loro lavoro di vigilanza. Questa decisione, inoltre, conferma la correttezza dell’indirizzo che abbiamo individuato e portato avanti in questi anni anche grazie al protocollo d’intesa su carenze e parallel trade firmato con le sigle della filiera”.