Asma grave. Depemokimab riduce ospedalizzazioni e dimezza esacerbazioni

Secondo i risultati degli studi clinici di fase III Swift-1 e Swift-2, negli adulti e adolescenti con asma grave con infiammazione di tipo 2 caratterizzata da un aumento della conta degli eosinofili nel sangue, il biologico a durata d’azione ultra-lunga depemokimab ha portato a una riduzione statisticamente e clinicamente significativa delle esacerbazioni in 52 settimane, rispetto al placebo più lo standard di cura.

Somministrato una volta ogni 6 mesi, il farmaco ha infatti prodotto una soppressione sostenuta di un marcatore chiave dell’infiammazione di tipo 2, un fattore scatenante di attacchi d’asma e ricoveri ospedalieri.

Depemokimab è il primo biologico a durata d’azione ultra-lunga ad essere valutato in studi di fase III; ha un’elevata affinità di legame e potenza per l’interleuchina-5 (IL-5), che consentirà intervalli di dosaggio di sei mesi per i pazienti con asma grave. L’IL-5 è una citochina chiave nell’infiammazione di tipo 2, in genere rilevata da un aumento della conta degli eosinofili nel sangue.

Oltre l’80% delle persone con asma grave presenta un’infiammazione di tipo 2 come patobiologia sottostante della loro asma. L’identificazione di queste persone potrebbe guidare i medici nell’avvio del trattamento corretto per il tipo di asma dell’individuo, contribuendo così a ridurre il rischio di esacerbazioni.

L’autore principale degli studi, David Jackson, professore di Medicina respiratoria al King’s College di Londra e responsabile clinico per l’asma grave presso gli ospedali Guy’s e St Thomas’ di Londra, afferma: “Come medico, è incoraggiante vedere i risultati di una ricerca che potrebbe far evolvere la gestione dell’asma grave. Per me, prevenire le esacerbazioni e in particolare quelle che portano a ricoveri ospedalieri è una priorità di trattamento per le persone che visito con asma grave”.

Non solo le esacerbazioni sono traumatiche per i pazienti e contribuiscono a esercitare pressioni sui sistemi sanitari/ospedalieri, ma ogni esacerbazione può causare cambiamenti irreversibili al tessuto dei polmoni che nel tempo possono portare alla perdita permanente della funzionalità polmonare e rendere la respirazione del paziente progressivamente più difficile”, ha concluso jackson.

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