Assemblea pubblica di Farmindustria. Cattani: “Imprese del farmaco un patrimonio per il Paese”

“Siamo fieri di aver visto ripartire l’Orologio della Vita, perché è la prova tangibile di come investimenti, ricerca e innovazione nel settore farmaceutico rappresentino speranza e sviluppo per il futuro.
Un successo del nostro modello di filiera, dalla R&S alla produzione e distribuzione”, afferma Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, nel corso dell’Assemblea Pubblica di oggi presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma.

“Un modello che ha funzionato perfettamente interconnettendosi con quello sviluppato durante l’emergenza pandemica grazie all’impegno comune delle autorità e degli operatori sanitari e delle imprese. Accelerazione, nuove risorse e flessibilità dei processi autorizzativi sono state le leve per vincere questa sfida.

Nulla di nuovo da inventare – aggiunge Cattani – ma un modello virtuoso da rendere strutturale”.

Questo approccio ha portato in 12 mesi a rispondere a una malattia sconosciuta con 13 miliardi di dosi di vaccino prodotte nel mondo – con più di 200 collaborazioni tra aziende e centri di ricerca pubblici – e farmaci efficaci nel bloccare la malattia.
Oggi due terzi della popolazione mondiale ha avuto almeno una dose. E in Italia ha consentito di procedere con un’ottima campagna vaccinale, rafforzando così il nostro ruolo di hub di ricerca e produzione per vaccini e terapie contro il Covid-19.

Ma anche prima del Covid-19 tante scoperte hanno offerto speranze di cure per poi diventare vere e proprie opzioni terapeutiche, come dimostrano gli straordinari risultati della ricerca per la salute e la qualità di vita in Italia.

Per l’Italia le imprese del farmaco sono quindi un patrimonio, un generatore di valore su cui investire per attrarre risorse umane altamente qualificate. Il loro valore nasce da competenza, tecnologia, specializzazioni di eccellenza nella ricerca, nella manifattura, sinergia con le Università e con la filiera. E da un mix equilibrato tra aziende a capitale estero che investono molto nel nostro Paese e aziende a capitale italiano – grandi, medie e piccole – fortemente internazionalizzate.
La nostra industria è quindi l’asset prioritario e strategico per la sicurezza nazionale, davanti a settori quali quello dell’energia, dell’ICT e della difesa.

Proprio questi valori ci spingono a chiedere alle Istituzioni risposte che aiutino la nostra filiera nella competizione globale, giocata oggi attraverso forti politiche di attrazione di investimenti e velocità. Una concorrenza molto accesa, anche dentro l’UE, che rischia di spiazzare il nostro sistema industriale e tutta la filiera, se non sarà supportato da nuove regole, da finanziamenti adeguati e da un’Amministrazione pubblica che operi con meccanismi decisionali all’altezza della sfida.

Soffriamo già di un differenziale di costi energetici, che erode la marginalità delle imprese più che in Francia e in Germania, come mostrano i dati di Confindustria. Uno shock che è destinato a durare. Pagheremo nei prossimi mesi l’aumento dei tassi di interesse, che inciderà di più sul nostro Paese tramite lo spread.

Non possiamo dunque permetterci passi indietro e un altro “spread”: quello di regole più obsolete e complesse degli altri Paesi, di riforme che attendono, anche a causa del ciclo elettorale che sembra ormai avviato, mentre altri Paesi acquisiscono leadership, e si muovono con maggiore velocità.

Vogliamo rilanciare la nostra azione, proponendo un’alleanza, un “Patto per la Salute” alle istituzioni, ai professionisti sanitari, ai ricercatori e alle comunità dei pazienti – conclude Cattani – per il miglioramento della salute, l’incremento delle risorse, l’accesso rapido e la valorizzazione di tutte le terapie, il reale riconoscimento e valorizzazione dell’innovazione, lo sviluppo economico e sociale del Paese, essendo quindi riconosciuti come partner strategico essenziale per la sicurezza nazionale.

Diamoci insieme queste regole e investiremo di più, daremo più risposte alla domanda di salute, creeremo ancora maggiori opportunità di lavoro, genereremo maggiore crescita economica e sviluppo sociale”.

L’Italia del farmaco, anche se con un rallentamento della crescita tra il 2019 e il 2021, si conferma nel 2021 ai vertici per produzione in UE, con 34,4 miliardi di euro, insieme a Germania e Francia, grazie a un export che ne ha determinato oltre l’85% negli ultimi 5 anni.
L’altra parte della medaglia mostra però un aumento dei costi di energia e logistica, che hanno avuto un incremento del 350% tra gennaio 2021 e marzo 2022. Così come (+25%), nello stesso periodo lo hanno avuto quelli di: principi attivi, eccipienti, filtri e ghiere, prodotti della carta, della plastica e del vetro, macchinari, guanti e camici.
Aumenti di costo che le imprese non possono trasferire, nemmeno in parte, sui prezzi, che sono amministrati. Questo determina difficoltà rilevanti alle aziende anche perché – come calcolato dal Centro Studi Confindustria – l’incidenza degli aumenti è molto superiore in Italia rispetto a Francia e Germania. Un gap che ci penalizza in un contesto di competizione globale sempre più affollata di Paesi europei ed extraeuropei.

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