Assofarm: mascherine, il problema è dopo

Il protocollo d’intesa firmato nei giorni scorsi tra Governo e Farmacie circa la vendita di mascherine chirurgiche a prezzo calmierato, risolve certamente un paio di questioni presenti, ma non offre certezze sul futuro prossimo.

È quanto afferma Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, nel suo ultimo editoriale sul notiziario associativo.

“A nostro parere, imporre un margine di vendita fisso a tutte le farmacie avrebbe raggiunto comunque l’obiettivo, senza appesantimenti burocratici e valorizzando l’abilità di acquisto dei singoli”, sottolinea Gizzi.

Le scelte del Commissario Straordinario sono poi cadute su altre soluzioni, e la nostra Federazione – ricorda il presidente di Assofarm – le ha accettate con senso di responsabilità, rimarcando però immediatamente alcuni punti critici.

Nel Protocollo si stabilisce che la Protezione Civile cederà le mascherine ai distributori intermedi a 38 centesimi al pezzo, i quali le rivenderanno alle farmacie applicando un ricarico di 2 centesimi. Alle Farmacie resta quindi un margine di 10 centesimi.

A monte di questo meccanismo distributivo – si legge nell’editoriale – quindi, lo Stato deve reperire mascherine ad un prezzo inferiore o uguale a quello al quale lo venderà ai distributori. Alla prima call tramite il Consip, hanno risposto positivamente solo cinque venditori, non a caso quasi tutti importatori.

Secondo il presidente di Assofarm, il segnale è preoccupante:” rischiamo di aver creato un meccanismo che di fatto impedirà la produzione domestica di mascherine, dopo che per settimane si è detto che sarebbe stato un settore strategico e che, sulla scorta di ciò, non poche imprese hanno riconvertito parte delle loro linee produttive”.

“Rischiamo anche di aver creato un meccanismo – continua – centralizzato e rigidamente basato sul massimo ribasso del prezzo di acquisto, probabilmente inadeguato per un mercato globale caratterizzato da offerta scarsa e domanda in crescita”.

“Il problema è di enorme complessità – aggiunge Gizzi – e, come ogni aspetto di questa crisi, coinvolge contemporaneamente le dimensioni sanitarie, economiche, organizzativo-istituzionali del nostro Paese. Il limite di una sola dimensione si riverbera immediatamente sulle altre”.

“La lezione che tutti noi possiamo trarre dalla vicenda oggetto di questa riflessione non può che essere una: oggi più che mai il confronto tra le parti è fondamentale, nessuno può completamente governare il proprio raggio d’azione, lo scambio preventivo di informazioni e la condivisione delle strategie è l’unico vero approccio vincente contro le sfide poste dal Covid”, conclude Gizzi.

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