
Assolta farmacista che si rifiutò di vendere la pillola del giorno dopo
La Corte di appello di Trieste ha assolto una farmacista di Monfalcone in provincia di Gorizia che aveva dichiarato la propria obiezione di coscienza rifiutandosi di vendere la pillola del giorno dopo. A renderlo noto sono stati i legali Simone Pillon e Marzio Calacione che hanno difeso la professionista in una causa durata 5 anni. “Il Tribunale di Gorizia – si legge in una nota – aveva già assolto la farmacista, ma la Procura locale aveva appellato la sentenza, costringendo la difesa a un nuovo grado di giudizio. Ora la Corte di Appello del capoluogo giuliano ha confermato l’assoluzione, riconoscendo la particolare tenuità del fatto e l’infondatezza delle pretese accusatorie”. “Speriamo tuttavia – concludono gli avvocati – che nessuno sia più costretto a subire un processo penale per aver semplicemente messo in pratica i principi etici dettati dalla propria coscienza. Il nostro ordinamento giuridico già prevede la libertà di coscienza, come dimostrato da questa assoluzione, ma forse uno specifico chiarimento normativo potrebbe evitare infondati ma faticosi ricorsi allo strumento penale”. La farmacista, nel 2013, durante una guardia notturna, rifiutò di dispensare il farmaco a una donna che ne faceva richiesta con apposita ricetta. La contraccezione di emergenza ha avuto vita dura in Italia, ma l’Agenzia italiana del farmaco con determina n. 219 dell’1 febbraio 2016, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.52 del 3 marzo 2016, ha soppresso l’obbligo di prescrizione per la pillola del giorno dopo per le donne italiane maggiorenni, mentre per quanto riguarda le ragazze minorenni è necessaria la prescrizione e si applica l’articolo 2 della legge 194/78. Si tratta di un contraccettivo d’emergenza in grado di fornire alla donna un mezzo privo di rischio per prevenire una gravidanza indesiderata dopo un rapporto sessuale non protetto, o in caso di fallimento del metodo contraccettivo ed è efficace entro 72 ore dal rapporto sessuale.