Assosalute. Crescono del 4,8% i fatturati dei farmaci senza obbligo di prescrizione

Per il mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione, riconoscibili grazie al bollino rosso che sorride sulla confezione, il 2023 ha segnato un ritorno alle dinamiche di lungo periodo, caratterizzate, storicamente, da una contrazione dei volumi e da una tenuta dei fatturati.

Infatti, le confezioni di farmaci senza obbligo di ricetta dispensate – pari a poco più di 282 milioni – si contraggono del 2,0%, mentre i fatturati – 3 miliardi di euro – crescono del 4,8%.

Questi i risultati delle elaborazioni di ASSOSALUTE-Federchimica, su dati IQVIA, che evidenziano quanto il settore abbia mostrato resilienza e adattabilità in un contesto caratterizzato da una progressiva “normalizzazione” della situazione epidemiologica, dopo un 2022 eccezionalmente positivo a causa di una vigorosa e anomala incidenza delle affezioni respiratorie dovute a differenti agenti patogeni.

Infatti, con l’azzeramento delle misure di controllo della diffusione del Covid-19, proprio nel 2022 i virus stagionali, tipici soprattutto della stagione fredda, avevano ripreso a circolare mentre il virus SARS-CoV-2 è diventato via via endemico, manifestandosi spesso con sintomi generalmente non gravi.

Fatta eccezione per il primo trimestre, dunque, nel 2023 si osserva un generale calo delle confezioni vendute, in linea con la curva epidemiologica, e la diffusione dei virus influenzali e parainfluenzali nell’ultimo trimestre.

Sul fronte dei fatturati, se da un lato si rileva, in linea con le caratteristiche del settore, uno spostamento del mix di consumo verso nuovi prodotti e confezioni, dall’altro sono le dinamiche inflattive e, soprattutto, l’aumento dei costi di filiera a contribuire maggiormente alla crescita del 2023.

Restano sostanzialmente stabili le dinamiche competitive tra farmacie, parafarmacie e corner della Grande Distribuzione Organizzata (GDO), con la farmacia fisica che conserva una solida quota di mercato intorno al 90%, mentre le vendite on line continuano ad avere un peso contenuto, pari al 2,9% del giro d’affari complessivo del settore.

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