Bayer condannata a risarcimento danni provocati dal farmaco anticolesterolo Lipobay

Con sentenza n. 12225/21 del 10 maggio, la Cassazione ha condannato il colosso farmaceutico Bayer a risarcire i danni alla salute provocati dal farmaco anticolesterolo Lipobay – ritirato volontariamente dal commercio nel 2001 – a un medico veneziano che nel 1999 aveva iniziato ad assumere il prodotto per poi sviluppare seri problemi ai muscoli e alla respirazione, con conseguenti ricoveri.

La Suprema Corte “ha escluso che il bugiardino fosse sufficientemente chiaro ad informare dei rischi correlati all’assunzione del farmaco definito “dannoso e difettoso”.

Secondo il parere della Cassazione, i giudici di merito hanno ravvisato “l’esistenza nella specie della difettosità del farmaco al momento della relativa commercializzazione a cagione del principio attivo (cerivastatina) in esso contenuto, determinante l’accentuato rischio di malattie del muscolo rispetto a dosi equipollenti di altre statine, e, pertanto, una minore sicurezza del medesimo rispetto ad altri farmaci della stessa categoria (ipocolesterolemizzanti)” come evidenziato dalla Ctu.

La sentenza rileva inoltre che il ritiro del farmaco dal commercio, “pur se volontario, depone invero per la violazione del principio di precauzione anteriormente all’immissione in commercio”.

Per quanto riguarda il bugiardino, la Cassazione scrive il suo ‘decalogo’ e avverte che il foglietto illustrativo dei farmaci non deve sostanziarsi “in una mera avvertenza generica circa la non sicurezza del prodotto”.

È invece “necessaria – continua la sentenza – una avvertenza idonea a consentire al consumatore di acquisire non già una generica consapevolezza in ordine al possibile verificarsi dell’indicato pericolo in conseguenza dell’utilizzazione del prodotto bensì effettuare una corretta valutazione (in considerazione delle peculiari condizioni personali, della particolarità e gravità della patologia nonchè del tipo di rimedi esistenti) dei rischi e dei benefici al riguardo, nonchè di adottare tutte le necessarie precauzioni volte ad evitare l’insorgenza del danno, e pertanto di volontariamente e consapevolmente esporsi al rischio”.

Il consumatore sarà chiamato a rispondere di concorso di colpa nel caso “di sottovalutazione o abuso del farmaco”, chiarisce la Cassazione.

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