Benralizumab, potenziale trattamento di precisione per le riacutizzazioni di asma e BPCO

Secondo i risultati dello studio di fase 2 ABRA (The Acute exacerbations treated with BenRAlizumab trial), recentemente pubblicato su The Lancet Respiratory Medicine, Benralizumab può essere utilizzato come trattamento per le riacutizzazioni eosinofiliche e garantisce risultati migliori rispetto allo standard di cura attuale basato esclusivamente sul prednisolone.

Dal confronto con lo standard di cura attuale, costituito da 30 mg di prednisolone una volta al giorno per 5 giorni, è emerso che una singola dose di 100 mg di benralizumab somministrato per via sottocutanea, con o senza prednisolone, è stata in grado di ridurre di quattro volte il rischio di insuccesso terapeutico a 90 giorni e ha migliorato significativamente i sintomi di un evento di riacutizzazione entro 28 giorni.

L’impiego di benralizumab è risultato sicuro in iniezione singola per gli eventi acuti e si candida a diventare un potenziale trattamento di precisione biologicamente guidato per le riacutizzazioni di asma e BPCO.

Benralizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che blocca il recettore dell’IL-5. Legandosi quindi alla superficie cellulare degli eosinofili e dei basofili, oltre a inibire l’azione di IL-5 provoca anche un effetto di “antibody-dependent, cell-mediated cytotoxicity” con conseguente apoptosi degli eosinofili.

È attualmente approvato come trattamento aggiuntivo di mantenimento per l’asma eosinofilico grave (SEA) in un certo numero di Paesi, tra cui Stati Uniti, UE e Giappone.

L’asma grave è caratterizzata da un cattivo controllo della sintomatologia, da episodi frequenti di riacutizzazione e da un’accelerazione del declino della funzione polmonare, nonostante l’aderenza ad una terapia inalatoria a dosaggi elevati, oppure da un adeguato controllo dell’asma raggiunto solo quando si assumono quotidianamente steroidi orali (OCS).

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