Bulevirtide in monoterapia è efficace e sicuro nelle persone con epatite virale delta
I risultati di uno studio multicentrico hanno dimostrato che il farmaco bulevirtide in monoterapia si è dimostrato efficace e sicuro nelle persone con epatite virale delta (HDV).
Si tratta del primo farmaco specifico per il trattamento dell’epatite Delta cronica, la forma più grave e a più rapida progressione di epatite virale, con tassi di progressione verso cirrosi ed epatocarcinoma (Hcc) notevolmente maggiori rispetto alla mono infezione da Hbv.
In questo studio gli autori hanno mirato all’analisi dei dati del mondo reale sull’uso di bulevirtide nel contesto della cirrosi epatica scompensata. I risultati hanno mostrato che la risposta virologica è stata ottenuta nel 74% dei partecipanti e la normalizzazione dell’ALT è stata osservata nel 74 %. La risposta combinata è stata ottenuta dal 42% dei pazienti.
Bulevirtide appartiene alla classe di farmaci cosiddetti ‘entry inhibitor‘ o inibitori dell’ingresso: bloccando il recettore Ntcp che permette l’ingresso del virus nelle cellule epatiche e la trasmissione ad altre cellule epatiche, impedisce la diffusione dell‘infezione nel fegato.
L’epatite delta (HDV) cronica è la forma più grave di epatite virale e può avere tassi di mortalità fino al 50% entro cinque anni nei pazienti cirrotici. Si verifica solo come sovrainfezione nelle persone già affette da epatite B e si stima che nel mondo siano almeno 12 milioni le persone attualmente co-infettate dai due virus.
La doppia infezione è associata a una progressione più rapida verso fibrosi epatica, cirrosi e scompenso epatico, oltre a un aumento del rischio di cancro al fegato e decesso. Negli Stati Uniti e in Europa sono oltre 230mila le persone che vivono con HDV ma la malattia, per la quale non ci sono altre opzioni terapeutiche approvate, resta sottodiagnosticata a livello globale.