L’obesità e il cuore: un legame pericoloso da affrontare con urgenza
L’obesità è una delle principali minacce per la salute cardiovascolare, come dimostrato da numerosi studi e confermato dai dati epidemiologici.
Non solo infarto e ictus, ma anche scompenso cardiaco e fibrillazione atriale sono strettamente legati all’eccesso ponderale, che colpisce 4 italiani su 10.
Con il tempo, ogni anno di obesità aumenta il rischio di complicanze cardiovascolari, aggravando il quadro clinico.
L’indice di rotondità: un nuovo strumento di valutazione
Più che il peso corporeo, il grasso viscerale è il vero nemico della salute cardiovascolare. L’indice di rotondità (BRI), basato sul rapporto tra girovita e altezza, si è rivelato un predittore più efficace del tradizionale indice di massa corporea (BMI).
Studi recenti mostrano che un BRI elevato aumenta significativamente il rischio di malattie cardiovascolari, con percentuali che raggiungono il 55% nei soggetti con valori alti.
Impatto economico e demografico
Con il 33% degli italiani in sovrappeso e il 12% obesi, l’obesità pesa anche sulle risorse economiche.
Nel 2020, i costi diretti e indiretti legati a questa condizione hanno superato i 13 miliardi di euro. Inoltre, l’obesità è in aumento tra i giovani e gli anziani, richiedendo interventi mirati per contrastarne gli effetti.
Strategie per la prevenzione
La Federazione Italiana di Cardiologia, in collaborazione con altre associazioni, ha lanciato un Piano Strategico Nazionale per la Salute del Cuore, focalizzato sulla prevenzione dell’obesità.
Tra le iniziative, la promozione dell’educazione alimentare e dell’attività fisica rappresentano strumenti chiave per ridurre i fattori di rischio.
Nuove frontiere terapeutiche
Oggi, l’obesità è una condizione trattabile grazie a innovazioni farmacologiche come la Tirzepatide.
Questo farmaco, recentemente approvato in Italia, combina l’azione su due recettori gastrointestinali per ridurre il peso e controllare la glicemia, dimostrando benefici significativi anche nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Un piccolo passo per grandi benefici
Anche una modesta perdita di peso può fare la differenza. Una riduzione del 10% del peso corporeo può abbattere il rischio cardiovascolare del 21% nei successivi 10 anni, migliorando parametri metabolici come glicemia e trigliceridi.
Affrontare l’obesità non è solo una questione estetica, ma una necessità urgente per tutelare il cuore e la salute generale della popolazione.
Screening precoci, stili di vita sani e nuove terapie rappresentano le armi più efficaci per combattere questa epidemia silenziosa.
“Oggi parliamo ormai di cardiobesità per sottolineare lo stretto e pericoloso legame tra eccesso ponderale ed eventi cardiovascolari.
In quest’ottica va condannato il body shaming ma non va ‘normalizzata’ l’obesità perché è una malattia cronica di per sé che causa l’insorgenza di oltre la metà delle malattie cardiache, come amplificatore del rischio cardiovascolare sia in modo mediato che diretto –
dichiara Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC e direttore della scuola di specializzazione in malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università Federico II di Napoli -.
L’eccesso adiposo, infatti, non solo potenzia i fattori di rischio tradizionali come pressione alta, colesterolo, trigliceridi e diabete di tipo 2.
Ma comporta anche un incremento dell’infiammazione generale e del grasso viscerale con l’irrigidimento delle arterie (aterosclerosi) che possono aumentare il rischio di coaguli di sangue e causare ictus”.