Caro Farmacista ai tempi del Covid-19

Forse come non mai l’emergenza mondiale che stiamo vivendo ci pone su una dimensione dei rapporti sociali mai sperimentata prima. È una sofferenza sul piano umano, sanitario ed economico, che mette a dura prova i nostri stili di vita, le nostre abitudini e le nostre comodità.

I servizi pubblici preposti vedono la farmacia e il farmacista fortemente coinvolti, ma tutti noi dovremmo accorgerci del loro valore in ogni momento della vita, anche se la giusta attenzione e il riguardo per tutte le professioni sanitarie emergono nelle situazioni di particolare bisogno. Probabilmente dobbiamo toccare il fondo prima di rivalutare i nostri pensieri e i nostri comportamenti. Ma una cosa sappiamo: questa esperienza a carattere universale ci segnerà per sempre.

Una simile disgrazia planetaria non vede ancora via d’uscita e mi immagino come il tuo lavoro, di questi tempi, sia ancor più gravoso e al contempo fondamentale per i cittadini del territorio in cui vivi. So che non demordi e che hai addirittura moltiplicato i tuoi sforzi: credimi, non risulteranno vani alla fine di questa brutta faccenda. Nell’incertezza e nel pericolo ciascun essere umano ha bisogno di essere ascoltato, ha bisogno del contatto con un professionista, ha bisogno di essere rassicurato. E questo diventa il tuo compito principale al tempo dell’epidemia, ancor più importante che in qualsiasi altro momento della tua pur lunga esperienza lavorativa. So che, se ne dovessi aver bisogno, mi arriveranno non solo le tue parole competenti ma anche il tuo stato d’animo e la tua comprensione per la mia condizione.

Ascoltavo sui social qualche “grido di dolore” da parte di tuoi colleghi che ci spingono a rimanere a casa, a non venire in farmacia per un nonnulla, come se quello che ci sta succedendo sia un problema degli altri e non personale. Hanno ragione, hanno completamente e perfettamente ragione. Senza se e senza ma. Quando ci mancano le nostre libertà anche la piccola “marachella” ci dà grande soddisfazione: la stessa che prova il bambino nel rubare la caramella, pur stando in casa propria. E uscire per motivi futili è, purtroppo, la nostra marachella, a cui siamo sempre più tentati, ogni giorno che passa.

Da ultimo, debbo constatare amaramente come sin dall’inizio di questa tragedia ci si sia ricordati con gratitudine del personale che lavora in ospedale e, in generale, dei medici tutti, anche quelli che operano negli ambulatori territoriali, ma non altrettanto repentinamente del tuo lavoro che, senza alcuna ironia, è svolto “per strada”: a differenza degli altri operatori, quindi, la farmacia è una porta sempre aperta a chiunque e per tutti. Ma perché questa dimenticanza, pur recuperata man mano che i giorni passavano? Non c’è alcuna giustificazione plausibile. È nella natura umana rammentare il primo nome, la prima categoria, la prima esperienza con cui abbiamo a che fare e, dal secondo in poi, si cade nel dimenticatoio. La medaglia d’oro raccoglie tutti gli onori e la medaglia d’argento si lecca le ferite. È un dato.


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