COVID-19. Aifa autorizza sperimentazione clinica con colchicina

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha autorizzato uno studio multicentrico italiano, coordinato dall’Azienda Ospedaliera di Perugia, sotto l’egida della Società Italiana di Reumatologia (SIR), della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e dell’Associazione italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO).

Si tratta di uno studio randomizzato di Fase II, che valuta l’efficacia e la sicurezza di colchicina, un vecchio farmaco utilizzato nei disturbi su base auto-infiammatoria e nella gotta, in pazienti affetti da COVID-19.

Il farmaco ha una azione doppia: la prima di tipo antivirale e la seconda basata sui potenti effetti anti-infiammatori che vengono sfruttati nelle patologie reumatologiche.

Il trattamento, secondo quanto stabilito, avverrà su pazienti ancora in una fase abbastanza precoce della malattia e questo lo differenzia da studi con altri farmaci impiegati in reumatologia, e in fase di sperimentazione per tali pazienti, come gli inibitori dell’interleuchina 6 e dell’interleuchina 1, che vengono adottati in genere nel trattamento delle situazioni più avanzate e più critiche.

Lo scopo principale dello studio è quindi quello di valutare se la colchicina possa essere efficace nel prevenire i gravi danni organici, in particolare polmonari, che sono determinati dalla cosiddetta ‘tempesta citochina pro-infiammatoria’ e che sono responsabili dell’elevata frequenza di ricovero in terapia intensiva e dell’alta letalità della malattia.

Il farmaco colchicina attualmente viene utilizzato per il trattamento della gotta, ma sembra essere utile in svariate sindromi con fenomeni flogistici. È anche il farmaco di prima scelta per alleviare i sintomi della Febbre Mediterranea Familiare (FMF), una malattia autoinfiammatoria facente parte della categoria “Febbri Periodiche”.

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