
Covid. Lieve diminuzione dei casi. Cartabellotta: “sottoutilizzo degli antivirali”
Il monitoraggio della Fondazione Gimbe rileva, nella settimana 30 marzo-5 aprile, una lieve diminuzione dei nuovi casi (469.479). Scendono a 21 le province con incidenza superiore a 1.000 casi per 100.000 abitanti.
Continua ad aumentare, seppur più lentamente, l’occupazione dei posti letto in area medica (+506), ma tornano a scendere le terapie intensive (-16). Fisse le percentuali di popolazione vaccinata con almeno una dose (85,6%) e con ciclo completo (84%). 6,93 milioni di non vaccinati, di cui 2,58 milioni di guariti protetti solo temporaneamente e 4,35 milioni attualmente vaccinabili. Tasso di copertura terze dosi all’83,5% e solo 64.792 quarte dosi somministrate agli immunocompromessi (8,2%).
Declino della copertura del booster e sottoutilizzo dei farmaci antivirali possibili determinanti dell’elevato numero di decessi negli anziani.
“Dopo la stabilizzazione della scorsa settimana – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – i nuovi casi settimanali si attestano a quota 469 mila, con una riduzione del 6,9% e una media mobile a 7 giorni che scende intorno ai 68 mila casi. Rimane tuttavia molto difficile fare previsioni, sia per l’eterogeneità delle situazioni regionali, sia perché in alcune grandi Regioni del Nord iniziano ad intravedersi segnali di risalita”.
Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-4,7%): da 3.323.770 della settimana 23-29 marzo a 3.167.782 della settimana 30 marzo-5 aprile. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 4,3% (-113.175) mentre quelli molecolari del 6,1% (-42.813) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività dei tamponi rimane sostanzialmente stabile: dal 13,4% al 13,6% per i tamponi molecolari e dal 15,7% al 15,5% per gli antigenici rapidi.
“Il sottoutilizzo dei farmaci antivirali – aggiunge Cartabellotta – è da imputare alla mancata abilitazione dei medici di famiglia alla loro prescrizione. Oltre che all’erogazione esclusiva nelle farmacie ospedaliere e non in quelle territoriali. Considerato che l’accordo 2022 per la fornitura di Paxlovid ammonta a 600mila trattamenti completi, in assenza di un adeguato modello organizzativo in grado di garantire la necessaria tempestività della prescrizione, si rischia concretamente che le scorte rimangano inutilizzate, come già accaduto per gli anticorpi monoclonali”.