Enpaf. Croce: nessuna fuga dall’Ente

In seguito alla manifestazione “No Enpaf obbligatorio” che si è tenuta lo scorso 8 ottobre a Roma per chiedere l’abolizione dell’Art. 21 della legge 233 del 1946 che obbliga tutti i farmacisti iscritti all’Albo all’iscrizione d’ufficio all’Enpaf, il presidente dell’organo previdenziale, Emilio Croce, in un comunicato, ha smentito fermamente i dati presentati durante l’evento, in particolare il numero degli iscritti che hanno abbandonato l’ente.

“L’Enpaf è l’unica Cassa di previdenza dei professionisti che attribuisce dignità, sul piano contributivo, alla posizione di disoccupato temporaneo ed involontario- spiega Emilio Croce nel comunicato -. Pertanto, attualmente, l’iscritto per la prima volta all’Ente a partire dal 1° gennaio 2004 ha la facoltà di versare un contributo di solidarietà pari all’1% del contributo previdenziale intero, nel caso di disoccupazione temporanea ed involontaria, in luogo della contribuzione previdenziale obbligatoria”.

“Inoltre, è tra le poche Casse che limitano a 20 anni il requisito dell’attività professionale, non richiedendo il requisito predetto per tutto il periodo di contribuzione”, aggiunge.

“Non esiste alcuna fuga dall’Enpaf e dagli Ordini – sottolinea Croce – tenuto conto che, dal confronto dei dati di bilancio, tra il 31.12.2018 e il 31.12.2019 emerge un saldo positivo del numero degli iscritti pari a 1.173 unità, che passa da 95.656 a 96.829”.

“L’unica contrazione nella categoria dei contribuenti dell’Ente – precisa – si registra tra coloro che hanno solo l’Enpaf quale previdenza obbligatoria, per i quali la riduzione è pari a 1.586 unità, e ciò per gli effetti prodotti dalla legge 124/2017 per la quale non vi è più l’obbligo dell’iscrizione all’Albo, e quindi all’Enpaf, per i soci di società di capitali che gestiscono farmacie private.

“La fuga dall’Enpaf, se di fuga si può parlare – conclude Croce – è diretta conseguenza di una legge che ha profondamente alterato gli equilibri nel settore farmaceutico. Per tutte le altre categorie, che versano contribuzione ridotta in ragione della propria condizione di lavoratori subordinati o di non esercenti attività professionale, si registra, invece, un incremento nel numero delle posizioni”.

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