
Farmaci anticolesterolo: funzionano solo su 50% dei pazienti
Una ricerca condotta da un team di scienziati dell’Università di Nottingham ha rilevato che un paziente su due in cura con statine per ridurre il colesterolo alto non normalizza i propri livelli di colesterolo nel sangue dopo due anni di terapia. E risulta avere un rischio cardiovascolare del 22% maggiore rispetto a pazienti che invece hanno l’effetto desiderato dalle statine.
Gli studiosi hanno esaminato oltre 165.000 pazienti sotto statine scoprendo che, per uno su due, questi farmaci avevano un effetto troppo scarso sul colesterolo cattivo (Ldl), uno dei principali fattori di rischio delle malattie cardiache.
Gli esperti hanno seguito 165.411 pazienti in terapia con statine per ridurre il rischio di sviluppare malattie cardiache. La metà – 84.609 in totale – non ha visto il colesterolo scendere a sufficienza nonostante una terapia quotidiana di due anni.
“La nostra ricerca – sottolinea Stephen Weng, della Nottingham University – ha dimostrato che in quasi la metà dei pazienti le statine prescritte sono molto efficaci e offrono una protezione significativa contro le malattie cardiovascolari. Tuttavia, per l’altra metà, che ciò sia dovuto al tuo corredo genetico, ad effetti collaterali, al dosaggio della terapia o che entrino in gioco altri farmaci, non vediamo questo beneficio previsto”.
Nello studio, a una percentuale più alta di pazienti con una risposta sub-ottimale alle statine erano state prescritte dosi inferiori rispetto a quelli con una risposta ottimale.
“Questi risultati contribuiscono al dibattito sull’efficacia delle statine ed evidenziano la necessità di cure personalizzate su misura per il controllo del colesterolo”, conclude Weng.