Farmaci Generici. Sale lievemente il consumo, ma l’Italia è ancora terz’ultima in Europa

Secondo quanto riportato dal Rapporto OsMed sull’uso dei medicinali in Italia, redatto dall’Agenzia Italiana del Farmaco, nel 2023 i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 73,6% della spesa e l’86,7% dei consumi in regime di assistenza convenzionata di classe A.

La quota percentuale dei farmaci equivalenti, ad esclusione di quelli che hanno goduto di copertura brevettuale, ha rappresentato il 22,8% della spesa e il 31,2% dei consumi. Le categorie terapeutiche con una maggiore incidenza di spesa per i farmaci a brevetto scaduto sono rappresentate dai farmaci attivi sul sistema genito-urinario (91,5%), dai farmaci del sistema cardiovascolare (91,4%) e dagli antinfettivi per uso sistemico (89,4%).

Il report evidenzia che i generici erano il 9% nel 2011, sono saliti al 22,8% in termini di spesa, al 31,2% in termini di consumi. Il trend di crescita negli ultimi 5 anni è tuttavia limitato e il consumo di generici in Italia resta basso, soprattutto se confrontato a quello di altri Paesi europei.

Secondo i dati IQVIA, l’Italia è infatti ancora terz’ultima in Europa, con i medicinali ex-originator che occupano ancora il 44,3% del mercato dei farmaci a brevetto scaduto. La media UE relativa al consumo di generici è invece del 51%, con Paesi come la Gran Bretagna che sono al 60%.

L’Italia è invece prima per la diffusione del mercato dei biosimilari con l’80,8% del mercato dei farmaci biologici a brevetto scaduto.

Nel ricorso ai farmaci a brevetto scaduto è evidente la profonda eterogeneità regionale – si legge nel Rapporto – sia in termini di spesa che di consumo. In Calabria, Campania, Sicilia e Basilicata il ricorso agli equivalenti oscilla infatti tra il 19 e il 21%, mentre a Trento e in Lombardia i valori sono rispettivamente del 44 e 43%.

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