Farmaco per il Parkinson causa ludopatia: Pfizer condannata a pagare mezzo milione di euro

Pfizer Italia è stata condannata al pagamento di mezzo milione di euro, tra danni morali ed economici, per gli effetti collaterali di un farmaco per la cura del Parkinson, il Cabaser, che ha causato ludopatia e ipersessualità in un 60enne residente nel centro Italia.

Lo ha deciso venerdì scorso la Corte d’Appello di Milano, confermando la decisione del Tribunale di Milano del marzo 2020, che aveva “accertato la responsabilità di Pfizer Italia nella determinazione dell’effetto collaterale della ludopatia per assunzione di Cabases” e condannato l’azienda farmaceutica a risarcire circa 200mila euro per danni morali e circa 300 mila euro per danni economici, oltre agli interessi.

Nel corso della causa i periti hanno confermato gli effetti collaterali del farmaco, che l’uomo ha assunto dal 2001 al 2006 e che Pfizer indica nel bugiardino soltanto dal 2007.

In cinque anni, che gli hanno sconvolto la vita, il paziente aveva utilizzato 1.802 carte di credito usa e getta per giocare online e aveva sottratto all’azienda per cui lavorava 100mila euro, soldi che ora restituirà.

“I primi sintomi si sono manifestati pochi mesi dopo l’assunzione del farmaco – ha raccontato l’uomo ai giudici – Ero diventato ipereccitato sul piano sessuale, poi ho incominciato a giocare, credevo di essere impazzito”.

“Le conclusioni del tribunale nel marzo scorso, con una sentenza inedita ora confermata in Appello – spiega l’avvocato Renato Ambrosio – arrivano dopo due complesse consulenze tecniche cui ha partecipato attivamente anche l’azienda con un proprio esperto, senza però convincere i qualificati periti del giudice”.

“Non abbiamo mai messo in dubbio l’ottima azione sotto il profilo medico riconosciuta anche dal nostro cliente – sottolinea Stefano Bertone, altro avvocato che si è occupato della causa – ma semplicemente il difetto per mancanza di una qualità fondamentale, ovvero l’indicazione in foglietto illustrativo delle reazioni avverse: gli utilizzatori devono conoscerle in anticipo”.

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