Federfarma Veneto: riconoscere le farmacie come parte integrante dell’assistenza sanitaria sul territorio

Le farmacie venete chiedono alla prossima Amministrazione regionale di poter continuare ad investire al servizio della comunità tutta, da quella dei grandi centri urbani ai residenti delle zone a bassa densità abitativa. Andrea Bellon è il presidente delle 1.145 farmacie venete che garantiscono tutti i giorni, le notti, i festivi non soltanto la distribuzione di farmaci, ma anche servizi di assistenza e primo ausilio alla cittadinanza: “In realtà, potremmo fare molto di più per la nostra Comunità – sottolinea Bellon -, e lo abbiamo dimostrato con l’emergenza Covid-19: quando anche l’accesso agli studi medici e agli ospedali veniva limitato se non interdetto, le farmacie hanno continuato a presidiare il territorio, rimanendo aperte per un supporto continuativo, mai interrotto nemmeno per un giorno, e garantendo sempre i propri servizi. La disponibilità delle farmacie ha contribuito al contenimento della pandemia, alla tranquillità della popolazione, al raggiungimento degli obiettivi sanitari a costo-zero per la pubblica amministrazione. Questa esperienza ha dimostrato quanto possiamo fare in più: senza aggravio di costi per la Regione e con l’ottimizzazione dei servizi esistenti”. Le possibilità sono diverse e sono state riepilogate in un documento che viene presentato in questi giorni alle forze politiche.

“Le farmacie venete continueranno ad investire, non v’è dubbio – prosegue Bellon -, si tratta però di migliorare l’organizzazione complessiva del sistema socio-sanitario. Ad esempio, che senso ha mantenere nel territorio regionale due reti di distribuzione per i farmaci in DPC (Distribuzione per conto) con una duplicazione di costi ed un inutile affollamento di ospedali e distretti? Durante l’emergenza le farmacie hanno perfettamente mantenuto da sole il timone della situazione a seguito dell’“abolizione” della ricetta rossa cartacea, sostenendo il cittadino nell’approvvigionamento di questi farmaci importanti con una capillarità massima grazie alle farmacie rurali che offrono un servizio insostituibile in zone in cui molto spesso sono l’unico presidio sanitario rimasto. E a questo proposito chiediamo che la concentrazione degli ambulatori dei medici non comporti la desertificazione assistenziale in alcuni territori della regione, per lo più già disagiati, depressi ed emarginati.

La farmacia deve essere riconosciuta come parte integrante dell’assistenza sanitaria sul territorio, in sinergia con gli altri operatori coinvolti, garantendo la continuazione dello sviluppo concreto del progetto della “Farmacia dei servizi” (servizi cognitivi: riconciliazione della terapia farmacologica e monitoraggio dell’aderenza alla terapia; servizi di front office: attivazione del FSE, FarmaCUP, analisi di prima istanza: servizi di telemedicina, supporto alle campagne di screening regionali) e riconoscendo l’opportunità che la stessa rappresenta per tutto il sistema.

Con la propria organizzazione in rete le farmacie assicurano quotidianamente non solo la presenza del farmaco in ogni angolo del Veneto, ma garantiscono un sistema di vigilanza contro la contraffazione, consentono un sistema di monitoraggio dei consumi, permettono un efficace e pronto sistema di farmacovigilanza, ma possono fare molto di più. La rete è già in connessione con le strutture sanitarie pubbliche e in questo modo può raccogliere e fornire, tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico, una serie importante di informazioni, per migliorare l’attenzione al paziente nel suo uso e consumo di farmaci.

Le farmacie possono favorire l’utilizzo razionale delle risorse generando risparmio economico in termini di appropriatezza d’uso dei medicinali e di aderenza alle terapie con un miglioramento della qualità di vita dei pazienti in cura e di minori costi di ospedalizzazione. Il cittadino sa bene che la farmacia non è solo farmaco, ma è il primo presidio sanitario cui rivolgersi per ogni necessità di salute. L’espressione massima di questa funzione è il servizio di Guardia farmaceutica notturna e festiva: centinaia di farmacie con croce accesa che erogano un servizio a costo zero per la collettività e il Sistema Sanitario, che va al di là della fornitura di farmaci urgenti. La professionalità e la competenza della farmacia sono punto di rifermento, una sicurezza per il cittadino perché al suo interno opera personale laureato che si dedica con passione e continuo aggiornamento professionale per soddisfare le esigenze dei pazienti anche semplicemente tramite consulenze gratuite.

Per tutte queste ragioni chiediamo il riconoscimento della farmacia come parte integrante dell’assistenza sanitaria sul territorio, in sinergia con gli altri operatori coinvolti, garantendo lo sviluppo concreto della Farmacia dei servizi e valorizzando l’opportunità che essa rappresenta per il sistema, con l’impegno a prevedere investimenti di risorse adeguate a consentire una sempre maggiore integrazione tra la farmacia ed il Sistema Sanitario Regionale, nel primario interesse del cittadino. Per questo è fondamentale il contestuale potenziamento delle infrastrutture informatiche regionali che consentano l’interoperabilità della rete delle farmacie con il SSR, che purtroppo risultano ancora sottodimensionate con conseguenti disagi per operatori e cittadini.

Auspichiamo che vi possa essere una vera concertazione sulle tematiche sanitarie. In questo modo si possono fissare obiettivi, pianificare gli investimenti necessari da parte di tutti i soggetti coinvolti, e verificare il raggiungimento dei target prefissati. Questa programmazione porterà a grandi risultati: noi ci siamo, abbiamo garantito, garantiamo e garantiremo sempre il nostro servizio.
Noi siamo pronti a rimboccarci le maniche, a reinvestire nelle nostre aziende. Noi saremo insieme a coloro che vorranno sottoscrivere questo patto – conclude Bellon – e lo faremo con la nostra voglia e l’orgoglio di svolgere la nostra bella professione, vicini come siamo sempre stati, e saremo, ai bisogni dei cittadini”.

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