Furti farmaci per milioni di euro. La Dpc converrebbe alle casse del Ssn?

Lascio ai colleghi più preparati del sottoscritto, la cronaca dettagliata della maxi operazione di ieri dei NAS di Cremona che ha portato all’arresto di 18 persone, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e al commercio di medicinali guasti o imperfetti e autoriciclaggio.

Un intervento come altri purtroppo, come tanti ogni anno, per rendersene conto è sufficiente consultare la sezione News del ministero della Salute.

Quello che a me preme sottolineare e che credo interessi di più ai nostri lettori, è una riflessione sul dichiarato risparmio della distribuzione diretta dei farmaci, da parte delle Regioni.
L’alternativa, come noto, è la Dpc (distribuzione per conto) affidata alle farmacie private che garantiscono prossimità, considerata la loro presenza capillare sul territorio nazionale, oltreché un aumento dell’aderenza alla terapia, quindi un ulteriore risparmio per i pubblici denari.

Le farmacie ospedaliere depredate negli ultimi anni, sono collocate quasi tutte nei nosocomi del Sud del nostro Paese e nella maggior parte dei casi non dispongono di sistemi di sicurezza e videosorveglianza adeguati.

Mi chiedo pertanto se nel bilancio regionale ma soprattutto in quello del Servizio Sanitario Nazionale, vengano contemplati questi ammanchi per milioni di euro.
È risaputo, infatti, che i medicinali sottratti alle farmacie ospedaliere, siano costosissimi e raggiungono anche i 30mila euro a confezione come gli antitumorali e quelli per l’epatite C.

Alla luce di queste notizie e dell’incapacità di risolvere l’annoso problema, forse sarebbe il caso di considerare l’idea di un maggior coinvolgimento da parte delle farmacie che a fronte di un guadagno irrisorio garantirebbero senz’altro un servizio migliore e un plausibile risparmio per le casse dello Stato.

In un momento storico come quello attuale che richiama la politica alla maturità, alla responsabilità, all’unione, rispetto ai periodi dell’odio e della divisione, forse sarebbe il caso di mettere da parte parole come “casta” e “lobby delle farmacie” e lasciare spazio ai numeri e magari anche all’autocritica.

Christian Petrelli

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