GSK crolla in borsa dopo la sentenza sul farmaco zantac
Tonfo sulla piazza londinese per GlaxoSmithKline. Le azioni del gruppo farmaceutico britannico lasciano sul parterre oltre il 9% a metà mattina sulla scia di una sentenza del tribunale secondo cui Gsk, insieme ad altri tra cui Sanofi, deve affrontare un processo per stabilire se l’ex trattamento per il bruciore di stomaco Zantac provochi il cancro. Non solo. La sentenza apre la strada a una serie di processi presso il tribunale statale del Delaware. È quanto riporta il Sole24 Finanza.
Lo Zantac è un antiacido, un tempo popolare, che è costato al gruppo una raffica di cause legali per lesioni personali negli Stati Uniti, con l’accusa di provocare il cancro. Nel 2022 un giudice federale della Florida aveva respinto le prove portate dall’accusa, ritenendole inaffidabili, ma venerdì scorso il giudice della Corte Superiore Vivian Medinilla ha sovvertito l’esito della causa concludendo che i dati scientifici a cui facevano riferimento i consumatori non possono essere ritenuti imperfetti o insufficienti per sostenere le accuse secondo cui Zantac causava una varietà di tumori.
I querelanti hanno sostenuto che i produttori di farmaci sapevano che la ranitidina, il principio attivo dello Zantac, si trasformava nel potenziale cancerogeno NDMA in determinate condizioni. Nel 2020, la Food and Drug Administration statunitense ha chiesto alle aziende di rimuovere tutti i farmaci a base di ranitidina dal mercato statunitense.
Lo Zantac è arrivato sul mercato statunitense come farmaco da prescrizione nel 1983 prima di trasformarsi in un trattamento da banco per il trattamento del bruciore di stomaco nel 1995.
La decisione, sebbene procedurale, espone Gsk a oltre 70.000 casi coinvolti in diverse cause, ha scritto l’analista di Citi Peter Verdult in una nota al mercato, stimando i costi totali della transazione con Zantac in 3 miliardi di dollari.
Gsk è pronta a presentare ricorso contro la sentenza, come comunicato al mercato sottolineando che la decisione “non significa che la corte sia d’accordo con le conclusioni scientifiche degli esperti dei querelanti e non determina la responsabilità”.