Gullotta: “Marco, le parafarmacie non sono un errore”

Pubblichiamo di seguito una lettera inviata dal presidente della Federazione Nazionale delle Parafarmacie Italiane Davide Gullotta al presidente di Federfarma Marco Cossolo, che in occasione di un pubblico dibattito, nei giorni scorsi, ha definito le parafarmacie un errore e apostrofato il loro rappresentante nazionale con un aggettivo poco elegante.

Presidente Ill.mo. Marco Cossolo

a distanza di tredici anni dalle famose, o “famigerate”, “lenzuolate” di Bersaniana memoria, siamo ancora qui ad arrovellarci su un dilemma, a suo modo, Shakespeariano: le parafarmacie sono un errore da cancellare e correggere, in modo più o meno blando, o una realtà, fattiva e concreta, da valorizzare e sostenere?
Non me ne vorrai, se come tanti altri “cretini”, magari pure titolari di farmacia, credo fermamente nella necessità di un sistema d’accesso alla professione che guardi al merito, che rinneghi il concetto di ereditarietà o di compravendita di una licenza statale.
Ad oggi, è complesso, forse inverosimile, credere che, da un giorno all’altro, mutino le condizioni di esercizio di una professione ancorata a schemi arcaici e vetusti che, nel corso di un lungo periodo di tempo, non si è avuta la forza di cambiare.
Eppure, in questo contesto così ostracista nei confronti del giovane farmacista che si approccia alla professione, senza vantare una lunga tradizione familiare, l’istituzione delle parafarmacie, concedimelo, si è dimostrata una grande risorsa.
Le parafarmacie sono state una soluzione imperfetta e molto parziale al problema, una soluzione che si è interrotta a metà. Ma, sono state un tentativo, coraggioso, di scardinare un sistema che, con buona pace di tutti, non mi vergogno di dire antimeritocratico.
Mi rendo conto che a te sembrerà strano che uno come me, co-titolare di una farmacia, continui a lottare per un’idea di libertà professionale, continui a difendere le parafaramacie e i farmacisti che vi lavorano.
La verità e’ che non dimentico che grazie alla legge Bersani, invece di andarmene in Inghilterra a lavorare come farmacista in una catena, con capitali risicati, nel 2008 ho aperto una piccola attività, che con un po’ di fortuna e tanto impegno è cresciuta e, dopo 10 anni, continua a dare lavoro a più colleghi ed è un presidio apprezzato dai cittadini del mio paese.
Non dimentico che grazie a quella piccola e coraggiosa liberalizzazione, dopo alcuni anni, ho reinvestito i modesti proventi e ho creato altre piccole attività che, a loro volta, danno lavoro ad altri colleghi.
Forse per questo mi affanno a difendere la parafarmacia come “attività da valorizzare” e non la vedo come la vedi tu, un errore… un qualcosa a cui levare, definitivamente, i pochi farmaci al cui interno è possibile dispensare.
Presidente, rispetto il tuo punto di vista, ma non lo condivido.
Ritengo che un concorso con le sedi rimanenti del “concorsone Monti”, come in passato ventilato da te e da alcune associazioni, sarebbe solo un grande pasticcio che non farebbe altro che creare ancora più ingiustizie, cui seguirebbero ricorsi e malumori tra gli assegnatari e i farmacisti di parafarmacia che si autodefiniscono “Puri”, finendo, ancor di più, con lo scontentare tutti.
Il fatto stesso, che in alcune regioni (ad esempio in Campania) dal 2012 non è stata assegnata alcuna sede e ci si trova ancora nella fase della graduatoria provvisoria del primo interpello, la dice lunga su come i miei timori e sospetti siano più che fondati.
Presidente, quella che da te viene vista come una colpa, un danno, un errore, ossia la liberalizzazione del 2006 di Bersani, per tanti colleghi invece è stata l’unica possibilità di lavoro, e, se è verissimo, come dici tu, che la GDO con i suoi 450 punti vendita eguaglia i fatturati delle altre 4300 parafarmacie, è altrettanto vero che, anche se fatturano poco, queste piccole attività, con grande difficoltà e con i bastoni tra le ruote, continuano, ormai da 10 anni, a dare lavoro e ad essere un punto di riferimento per molti cittadini.

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