
Il ruolo delle farmacie nella sanità territoriale: La risposta di Federfarma a Dataroom
In riferimento all’articolo pubblicato da Dataroom lo scorso 24 febbraio sugli “esami in farmacia”, Federfarma – il sindacato che rappresenta oltre 18mila farmacie convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale – intende fornire alcuni importanti chiarimenti sulle analisi con prelievo di sangue capillare effettuabili nelle farmacie italiane.
In primis Federfarma sottolinea come la Corte Costituzionale e il Consiglio di Stato, abbiano riconosciuto il ruolo fondamentale della farmacia quale “punto di raccordo tra ospedale e territorio e front-office del Servizio Sanitario Nazionale”. Le farmacie rappresentano un presidio essenziale soprattutto nelle aree interne del Paese – che costituiscono il 50% del territorio italiano – dove i cittadini hanno difficoltà ad accedere alle strutture ospedaliere e sanitarie.
Riguardo agli studi citati da Dataroom sull’affidabilità dei dispositivi diagnostici Point-of-Care Testing (POCT), Federfarma rileva che alcune delle ricerche menzionate non sono recenti e sono state condotte su un numero limitato di pazienti. L’organizzazione evidenzia, inoltre, come alcuni degli stessi lavori scientifici citati riconoscano “un’accuratezza diagnostica accettabile per lo screening di individui ad alto rischio, soprattutto in luoghi in cui i laboratori sono inaccessibili”.
Il sindacato dei farmacisti titolari esprime perplessità sulle “prove dirette” citate nell’articolo di Dataroom, suggerendo che potrebbero essere state influenzate da variabili esterne come:
– La conduzione del test a digiuno o meno
– La simultaneità nella somministrazione dei test in farmacia e in laboratorio
– L’orario di esecuzione
Inoltre tiene a precisare che:
I dispositivi utilizzati nelle farmacie rispettano gli standard previsti dal Regolamento UE 2017/746 sui dispositivi medico-diagnostici in vitro (IVDR). La qualità e la competenza nei test POCT sono garantite dalla norma internazionale ISO 22870:2016
Federfarma sottolinea che il prelievo di sangue capillare viene effettuato da farmacisti adeguatamente formati, seguendo procedure standard che garantiscono sicurezza e attendibilità, dall’accoglienza del paziente fino alla consegna dei risultati.
Contrariamente a quanto affermato nell’articolo di Dataroom, molti strumenti utilizzati nelle farmacie italiane sono le stesse macchine da laboratorio capaci di processare sia campioni di sangue capillare che venoso, eliminando così le preoccupazioni sulla qualità della strumentazione. Viene contestata fermamente l’affermazione secondo cui le farmacie non sarebbero soggette a obblighi di controllo di qualità. In base al DM 16 dicembre 2010, “il farmacista risponde della corretta installazione e manutenzione dei dispositivi utilizzati, secondo le indicazioni fornite dal fabbricante, così come risponde dell’inesattezza dei risultati analitici, qualora questa sia dovuta a carenze nella installazione e manutenzione delle attrezzature utilizzate”.
Inoltre, il nuovo Accordo Collettivo Nazionale (ACN) di recente firma prevede:
– Obblighi informativi a vantaggio del paziente;
-Norme sulla tutela della privacy;
-Regole sui presidi sanitari da utilizzare durante i test;
-Protocolli per la sanificazione dei locali;
-Requisiti per gli spazi di somministrazione;
– Procedure per la registrazione dei test;
-Modalità di consegna della refertazione firmata dal farmacista;
-Alimentazione delle piattaforme dei dati sanitari.
L’ACN dispone esplicitamente che “le farmacie assicurano l’utilizzo di test conformi alla normativa di riferimento ovvero aventi le caratteristiche minime di sensibilità e specificità definite dal Ministero della Salute e/o dalle altre Autorità competenti”. Riguardo alla questione dei servizi a carico del Servizio Sanitario, l’ACN stabilisce che gli Accordi Integrativi Regionali definiscano la remunerazione dei servizi erogati dalle farmacie, tenendo conto della specificità delle farmacie rurali, per garantire assistenza sanitaria di prossimità nei centri con popolazione non superiore a 5.000 abitanti
Non è chiaro “sulla base di quali presupposti la farmacia non possa eseguire prestazioni a vantaggio del cittadino con oneri a carico del Servizio Sanitario Regionale, alleggerendo il carico sulle altre strutture sanitarie già in difficoltà”. Federfarma ritiene che l’analisi critica presentata da Dataroom non tenga adeguatamente conto dei molteplici fattori citati che avrebbero meritato un maggiore approfondimento. In risposta all’auspicio di un intervento del Ministro della Salute per “strutturare sistemi che garantiscano al cittadino qualità e sicurezza degli esami”, l’organizzazione ricorda che ogni presidio di garanzia e tutela è già assicurato dal nuovo Accordo Collettivo Nazionale, il cui varo si deve anche all’impegno del Ministro Schillaci. Federfarma ribadisce infine la propria disponibilità a fornire ulteriori informazioni nell’ambito di un possibile confronto sul tema, con l’obiettivo condiviso di migliorare l’assistenza sanitaria territoriale e abbattere le disuguaglianze di accesso alla salute.