La Puglia in prima linea contro l’Alzheimer: nuove sfide e prospettive

La Puglia si prepara ad affrontare la crescente sfida dell’Alzheimer con un approccio innovativo e strutturato.
Con 70.000 casi nella regione e oltre 600.000 in tutta Italia, la malattia rappresenta una delle principali cause di disabilità, destinata ad aumentare con l’invecchiamento della popolazione.
Durante il recente convegno di Bari “Nuove sfide per il disturbo cognitivo. Traiettorie da esplorare“, organizzato da Motore Sanità, esperti e istituzioni hanno delineato strategie concrete per migliorare la gestione della patologia.
Il professor Giancarlo Logroscino, direttore del Centro di Malattie Neurodegenerative dell’Università di Bari, ha evidenziato una criticità significativa: solo il 15-20% dei malati pugliesi accede attualmente ai servizi di diagnosi e cura.

“È necessario un cambio di cultura”, afferma Logroscino, sottolineando come spesso i sintomi iniziali vengano erroneamente considerati normali nell’anziano.
La Regione sta lavorando alla creazione di una rete specializzata, con l’obiettivo di istituire un centro di riferimento ogni 700-800mila abitanti.

L’assessore al Bilancio, Fabiano Amati, ha annunciato l’intenzione di sviluppare un quadro normativo specifico, seguendo il modello già applicato con successo per altre patologie neurodegenerative.
“La decisione politica deve essere sempre fondata sulla prova scientifica”, ha dichiarato Amati.

Vito Montanaro, Direttore del dipartimento Sanità, ha confermato l’impegno della Regione nel potenziare la rete assistenziale, annunciando l’istituzione di un tavolo delle reti per coordinare gli interventi tra pubblico e privato convenzionato.
La sfida più urgente rimane la diagnosi precoce, con tempi di attesa che superano attualmente i due anni.

Con l’arrivo di nuove terapie innovative, diventa cruciale strutturare un sistema efficiente di screening e presa in carico, supportato da un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) regionale basato su dati reali.
Gli esperti concordano sulla necessità di una maggiore formazione dei medici di base e degli specialisti.
Parallelamente è necessario potenziare le strutture territoriali, per garantire una risposta adeguata alle crescenti esigenze dei pazienti e delle loro famiglie.

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