Ministro Speranza: “Maggiori risorse per riformare il Servizio sanitario nazionale”.

Si è svolta al ministero della Salute, nella sede di Lungotevere Ripa, la prima riunione della Consulta permanente delle professioni sanitarie e socio-sanitarie.
A presiedere la Consulta il ministro, Roberto Speranza.
Programmazione della spesa, rapporto con il territorio, riforma del modello di formazione continua dei medici e la questione della sanità digitale, che è “una delle sfide da vincere se vogliamo portare il Servizio sanitario nazionale verso il futuro”.

Sono i temi, illustrati dal Ministro, al centro della prima riunione.
La Consulta, ha detto Speranza, “è molto rilevante; c’è stata una grande disponibilità di tutti a dare una mano per costruire una riforma del Servizio sanitario nazionale, di cui c’è bisogno.
E c’è piena condivisione e sintonia sull’obiettivo di fondo che è quello di rendere il Ssn più forte”.
Per fare ciò, ha proseguito, “sono necessarie più risorse e continuare a investire. Ma c’è bisogno anche che si superi il modello vigente dei tetti di spesa chiusi”.

Tante questioni importanti, ha concluso il Ministro, che saranno affrontate in incontri appositi.

La Consulta, istituita con il decreto ministeriale 7 gennaio 2020, è costituita dai presidenti delle Federazioni di: medici, veterinari, farmacisti, infermieri, ostetriche, tecnici sanitari radiologia, professioni sanitarie tecniche e riabilitazione e prevenzione, biologi, chimici e fisici, psicologi e assistenti sociali.
L’organismo nasce con il compito di facilitare il dialogo tra le professioni, avvicinare le stesse ai decisori istituzionali per collaborare al miglioramento della qualità dell’assistenza dei cittadini.

Al termine dell’incontro della Consulta si è riunito l’Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni di tutti gli operatori sanitari, a margine del quale, il Ministro ha sottolineato: “La violenza contro chi lavora nel comparto salute è inaccettabile.
Lo Stato deve dare una risposta forte sia sul piano culturale che su quello della sicurezza. A febbraio la norma anti-aggressioni arriverà in aula alla Camera e già nel mese di gennaio ci saranno le audizioni.
Mi viene riferito che c’è grande sintonia, per cui penso si possano rispettare i tempi e l’autonomia del Parlamento senza intervenire usando i poteri che la Costituzione conferisce al Governo nei casi di urgenza”.

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