Obesità infantile. Via libera all’uso dei farmaci a partire dai 12 anni

“L’eccesso di peso favorisce la comparsa di altre malattie e riduce l’aspettativa di vita anche negli adolescenti. E ora che sono da poco disponibili nuovi strumenti terapeutici finalmente efficaci, che comportano una riduzione del peso anche del 10%, bisogna correre ai ripari tempestivamente nei casi di obesità infantile grave e complicata, anche con i farmaci già a partire dai 12 anni”.

È questa l’indicazione delle nuove linee guida per il trattamento dell’obesità infantile e degli adolescenti della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (Siedp).

“Dieta e attività motoria – precisa la Siedp – restano il primo approccio per aggredire tempestivamente la malattia e non arrivare al farmaco”.

“Gli anti-obesità non sono una scorciatoia – evidenziano gli specialisti – Alimentazione sana e attività fisica rappresentano il trattamento di prima linea per risolvere il problema, che non va ritardato proprio per evitare di arrivare al farmaco”.

Questi sono i principi di base su cui poggiano le nuove Linee guida per il trattamento dell’obesità infantile e degli adolescenti, che la Siedp è in procinto di pubblicare e che spiega di avere aggiornato alla luce delle recenti modifiche delle nuove linee guida americane.

Ad oggi in Italia sono autorizzati soltanto due farmaci contro l’obesità anche per la fascia pediatrica: setmelanotide, per alcune forme genetiche rare di obesità a partire dai 6 anni in poi, e liraglutide per le forme di obesità comune a partire dai 12 anni in poi. Liraglutide, approvato a dicembre scorso, è un analogo di un ormone gastrointestinale umano, il Glp-1, che agisce riducendo l’appetito.

In Italia, soffre di obesità quasi il 10% dei bimbi (circa 700mila fra i 5 anni e i 15 anni); di questi, oltre 150mila sono obesi gravi.

“Il farmaco non sostituisce, ma si affianca alla correzione dello stile di vita. Una possibilità che non avevamo e che ora è disponibile: farmaci che comportano una riduzione del peso anche del 10%”, afferma il primo autore delle linee guida, Claudio Maffeis, professore di Pediatria all’Università di Verona. “Poi, se nemmeno le medicine funzionano, si può considerare l’intervento chirurgico”, conclude Maffeis.

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