Prodotti senza glutine. In G.U. il decreto sui nuovi limiti di spesa

Sulla Gazzetta ufficiale del 28 agosto scorso è stato pubblicato il decreto del ministero della Salute riguardante i “limiti massimi di spesa per l’erogazione dei prodotti senza glutine”. Nel decreto ci sono nuove fasce di età e differenze per gli uomini e per le donne. In generale, rispetto al precedente decreto del 2006, sono previsti limiti di spesa più elevati per i minori e tetti più bassi per gli adulti: prima il rimborso era di 140 euro al mese, mentre oggi si va dai 90 euro per le donne ai 110 euro per gli uomini e i tetti sono ancora più bassi per gli anziani. Il decreto parte dalla considerazione che “il celiaco deve seguire una dieta varia ed equilibrata con un apporto energetico giornaliero da carboidrati stimabile in almeno il 55%, che deve derivare anche da alimenti naturalmente privi di glutine provenienti da riso, mais, patate e legumi come fonte di carboidrati complessi, per cui la quota da soddisfare con alimenti senza glutine di base (pane, pasta e farina) è stimabile nel 35% dell’apporto energetico totale”. Inoltre, il provvedimento prevede l’aggiornamento del Registro nazionale. “Ai fini dell’erogazione a carico del Ssn – riporta l’articolo 2 – sono inclusi nel registro nazionale, istituito presso la Direzione generale per l’igiene, la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del ministero della Salute, gli alimenti rientranti nelle seguenti categorie: pane e affini, prodotti da forno salati; pasta e affini; pizza e affini; piatti pronti a base di pasta; preparati e basi pronte per dolci, pane, pasta, pizza e affini; prodotti da forno e altri prodotti dolciari; cereali per la prima colazione”. L’aggiornamento del Registro dovrà avvenire entro sei mesi e poi le Regioni dovranno adeguarsi entro tre mesi. Secondo il parere di Federconsumatori, “la norma è decisamente peggiorativa rispetto alla precedente, sia in termini economici che in merito alla varietà dei prodotti acquistabili. Una scelta che quindi colpisce in particolar modo i soggetti più vulnerabili e che appare non solo incomprensibile ma addirittura paradossale, soprattutto se si pensa al grave disagio economico in cui versano migliaia di pensionati”. “Considerando l’elevato costo dei prodotti senza glutine – continua il comunicato – rispetto a quello dei prodotti ordinari, non riusciamo davvero a trovare un senso alla decisione di diminuire gli importi. Inoltre il sistema di erogazione dei contributi, gestito su base regionale, prevede che in alcune aree geografiche i celiaci possano usufruire dell’agevolazione solo per gli acquisti presso le farmacie, che applicano prezzi ancora più alti”. “La celiachia è una malattia a tutti gli effetti, che ha ripercussioni importanti sulla vita quotidiana, ed è assolutamente inaccettabile che il dicastero della Sanità, il cui scopo primario è appunto quello di tutelare la salute di tutti i cittadini, penalizzi economicamente e socialmente chi ne soffre”, conclude Federconsumatori.

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