Rapporto Ecdc. Consumo di antibiotici in Italia e in Europa diminuito del 15% a causa della pandemia
Tra il 2019 e il 2020 il consumo di antibiotici in Italia e in Europa è diminuito a causa della pandemia. È quanto riportano i dati del rapporto annuale sulla resistenza agli antibiotici del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Nello spazio economico europeo il calo è stato di oltre il 15%. L’Italia fa parte dei sette paesi (insieme a Estonia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Malta e Portogallo) che hanno riportato una diminuzione nel consumo di antibiotici nell’assistenza primaria e un aumento nel settore ospedaliero.
Secondo l’Ecdc il brusco calo si spiega con le necessità imposte dalla pandemia: la diminuzione del numero di visite di assistenza primaria e la bassa incidenza segnalata di infezioni del tratto respiratorio non correlate a COVID-19, probabile conseguenza di distanziamento, confino, uso di maschere per il viso e igiene delle mani.
Tuttavia, i livelli di resistenza antimicrobica (AMR) rimangono elevati per diverse importanti combinazioni di specie batteriche e gruppi antimicrobici, con le percentuali più elevate generalmente riportate dai paesi del sud e dell’est dell’Europa.
L’ECDC stima che ogni anno nell’UE/SEE si verificano più di 670.000 infezioni a causa della resistenza batterica agli antibiotici e che circa 33 000 persone muoiono come conseguenza diretta di queste infezioni. Il carico sanitario della resistenza antimicrobica è paragonabile a quello dell’influenza, della tubercolosi e dell’HIV/AIDS messi insieme.