Report I-Com: raggiungere un mix tra innovazione farmaceutica e sostenibilità

Minori investimenti sui farmaci innovativi potrebbero causare un’accelerazione degli esborsi pubblici su altre voci di spesa sanitaria, ma anche sui costi assistenziali e previdenziali. Basti pensare che tra il 2005 e il 2016, la spesa farmaceutica a carico del Ssn si è ridotta del 71% a fronte di un aumento del 33% della spesa per prestazioni previdenziali e assistenziali per malattia e invalidità. In altri termini, questo significa una riduzione complessiva di 3,4 miliardi di euro per la spesa farmaceutica a fronte di un aumento di circa 8 miliardi della spesa per prestazioni erogate in regime di previdenza e assistenza per la copertura del rischio di malattia e invalidità. Sono alcuni dei dati presentati nel rapporto dal titolo “Inside out”, curato dal presidente I-Com Stefano da Empoli e dal direttore Area Innovazione Davide Integlia, che sarà presentato domani, mercoledì 27 giugno a Roma e pubblicato in anteprima da Sanità 24. Secondo il Report, sul fronte della spesa farmaceutica, lo scostamento dai tetti prefissati nel periodo 2008-2017, è stato quasi sempre negativo per la territoriale, sempre rientrata nei vincoli imposti, restando al di sotto del tetto di spesa mediamente di circa 398 milioni di euro, ad eccezione del 2013 e del 2015. Lo scostamento, invece, della spesa ospedaliera è sempre stato positivo, ovvero la spesa farmaceutica ospedaliera ha sempre superato il vincolo imposto, 2017 incluso (con un saldo che negli ultimi tre anni ha sempre superato la soglia di €1,5 miliardi di euro), e ciò testimonia che, malgrado la rideterminazione dei tetti di spesa, è mancato nuovamente l’equilibrio tra il tetto programmato per legge e la spesa reale. “Va sempre tenuta a mente – sottolinea Stefano da Empoli – l’interazione tra innovazione, qualità delle cure e impatto complessivo sulla spesa. Minori investimenti sui farmaci innovativi da parte del Servizio Sanitario Nazionale possono produrre l’effetto paradossale di aumentare non solo le altre voci di spesa sanitaria, ma anche i costi di quella assistenziale e previdenziale. Ad esempio, una cura efficace può determinare da un lato un minor costo in termini di degenza ospedaliera e dall’altro risparmi su assegni e pensioni di inabilità. Per questa ragione occorre pensare ‘inside the box’, cioè alla spesa sanitaria nel suo complesso e ‘outside the box’, e quindi i costi non sanitari correlati come appunto quelli sociali e previdenziali. Se si continua a ragionare secondo una logica a compartimenti stagni, si va poco lontano e non si riesce a ottenere il necessario mix tra innovazione e sostenibilità. Tradendo le aspettative di cittadini e pazienti”.

 

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