Dosi differenti di vaccino? Potrebbe aumentare la risposta immunitaria

Ora che i vaccini per fortuna non sono più una chimera e arriveranno in abbondanza prima dell’estate, in tanti si pongono il problema relativo alla seconda dose.
Ad eccezione di quello ‘monodose’ Johnson&Johnson infatti, gli altri prevedono un richiamo a distanza di qualche settimana. Questo ha generato preoccupazioni nei cittadini che in vista delle vacanze estive, potrebbero trovarsi fuori regione o in altre nazioni.
Cosa accade se la seconda dose, del vaccino è differente da quella inoculata nel richiamo?
Secondo una recente ricerca spagnola, non ci sarebbero significative differenze riguardo agli effetti collaterali e rispetto alla risposta anticorpale generata. Lo studio ha interessato un campione di 670 volontari, con un’età compresa fra i 18 e i 59 anni,
ai quali è stata somministrata dapprima una dose del vaccino a vettore virale Astrazeneca e successivamente il Comirnaty (Pfizer-BioNTech), vaccino come noto a mRNA.
Una notizia che potrebbe generare maggiore ottimismo nei confronti del vaccino AstraZeneca. Si pensi alla Sicilia, per esempio, ‘costretta’ di recente a donare 50mila dosi del prodotto anglo-svedese alla Puglia perché rifiutate dai pazienti.
Una teoria che ha trovato anche il parere favorevole della nota immunologa e docente di Patologia all’Università di Padova Antonella Viola. Secondo l’esperta, come si legge dalle pagine del Corriere della Sera di oggi, “In linea puramente teorica un mix di vaccini con una prima dose AstraZeneca e il secondo a base di mRNA andrebbe meglio. Questo perché AstraZeneca lavora inducendo una risposta anti-adenovirus , mentre l’RNA messaggero usato da Pfizer provoca solo la risposta specifica anti-Covid”.

Christian Petrelli

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