Sclerosi multipla. La cladribina arresta le ricadute della malattia
Una buona notizia per i pazienti affetti da sclerosi multipla arriva dal World Congress of Neurology 2021, nel corso del quale Carlo Pozzilli, responsabile del Centro regionale per la Sclerosi multipla presso l’ospedale Sant’Andrea di Roma, ha presentato uno studio condotto su un gruppo di persone affette da sclerosi multipla per valutare l’efficacia e la sicurezza della cladribina.
“La cladribina è un farmaco nuovo – sottolinea Pozzilli – è in commercio da circa 2 anni, ma rispetto alle terapie che utilizzavamo in passato nella sclerosi multipla è un po’ diverso. Dopo averlo somministrato in pazienti giovani, che avevano fallito la precedente terapia ma, soprattutto, in pazienti neo diagnosticati, abbiamo potuto vedere che questa terapia in pillole è in grado di arrestare le ricadute della malattia nel 90% dei casi in un follow-up già di due anni. Si tratta di risultati estremamente positivi. Ma non è tutto: in alcuni pazienti abbiamo notato anche un miglioramento clinico della disabilità, seppure in forma modesta”.
Secondo l’esperto, rispetto ad altre terapie “è un farmaco che ha il grande vantaggio di poter essere somministrato per un breve periodo di tempo con ciclo che dura 15 giorni il primo anno, 15 giorni il secondo anno. In questo modo, il paziente può condurre una vita normale, non è costretto ad assumere la pasticca tutti i giorni e non deve recarsi frequentemente in ospedale, come invece accade quando si seguono altre terapie. Un aspetto questo che non va sottovalutato, considerato che la sclerosi multipla colpisce soprattutto i giovani”.
In merito al profilo di sicurezza della cladribina nel breve e nel lungo periodo, “la nostra esperienza è stata positiva. C’era infatti timore di una immunosoppressione marcata da parte di questa terapia. In realtà, però, non abbiamo riscontrato nessun caso di linfopenia marcata (diminuzione del numero dei linfociti nel sangue) e i pazienti hanno mostrato un’ottima tollerabilità del farmaco priva di effetti collaterali” conclude Pozzilli.