Screening oncologici. La pandemia ha decimato diagnosi e controlli

La XVII Giornata Nazionale del Malato Oncologico del 14 maggio è stata l’occasione per evidenziare i numeri relativi ai malati oncologici ma soprattutto il freno nella diagnosi e nelle cure rappresentato dalla pandemia.

“Il Covid-19 ha dimostrato in modo ancora più evidente alcune criticità che erano già presenti da tempo nel nostro Paese – aggiunge Sandro Pignata, Responsabile scientifico Rete Oncologica Campana -.
In alcuni territori, soprattutto quelle più colpiti dalla pandemia, si sono create dell’aree di sotto trattamento e sotto diagnosi. Infatti, numerose terapie e interventi sono stati sospesi e rimandati, così come gli screening e le consuete attività di prevenzione. Spetta alle Reti Regionali, nei prossimi anni, gestire questa imponente mole di lavoro”.

“Nei primi 17 mesi della pandemia sono stati effettuati in totale sono oltre 4.480.000 inviti e 2.790.000 test di screening in meno – afferma Paola Mantellini, dell’Osservatorio Nazionale Screening -.
È necessario un uso appropriato delle risorse per far ripartire la prevenzione secondaria del cancro in tutta Italia.

“Unire le forze per dare nuove speranze di cura e garantire la qualità della vita dei malati oncologici”. È l’auspicio di Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria, in occasione della XVII Giornata del Malato Oncologico.

“Gli importanti passi in avanti in campo scientifico e tecnologico hanno permesso di agire sulla prevenzione, sulla diagnosi e sul monitoraggio. Con grandi progressi anche nelle cure. Oggi 2 persone su 3 con un cancro sopravvivono dopo 5 anni, 30 anni fa erano 1 su 3. Risultato che per l’83% si deve ai nuovi farmaci. E i pazienti guariti in Italia sono aumentati del 37% in 10 anni, un dato che in numero assoluto equivale a oltre 1 milione di persone.
Un impegno delle imprese che continua. Sono infatti 1.300 i progetti in sviluppo nel mondo per 40 tipologie di tumore. E In Italia l’oncologia è la prima area terapeutica per numero di studi clinici, con il 40% del totale.
Dopo aver subito lo shock della pandemia dobbiamo fare il massimo per recuperare il terreno perduto in termini di accesso, diagnosi, interventi chirurgici, terapie. Una condizione che spesso aggrava la fragilità, anche psicologica, di questi pazienti.

Ecco perché è fondamentale cambiare marcia, rendendo più rapido possibile l’accesso alle terapie in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, valorizzando ogni singolo aspetto – dalla prevenzione alla cura – e implementando i servizi territoriali di aiuto e sostegno ai malati e ai caregiver. Una sfida che si può affrontare solo insieme per dare sostegno e risposte efficaci ai bisogni dei malati oncologici e dei loro familiari”.

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