Se le ricette vengono depositate dai clienti in una cassetta esterna alla farmacia
Sempre più spesso i clienti vogliono risparmiare tempo e anche noi proponiamo sistemi di prenotazione dei prodotti (via mail, via whatsapp) Per le ricette SSN, che fisicamente devono essere presenti in farmacia per la dispensazione, invece, ho pensato che potrebbe essere utile una cassetta (dentro o meglio ancora fuori dalla farmacia) in cui depositare le ricette. Il cliente passerebbe poi in un secondo momento con la certezza di ritirare i farmaci pronti per la dispensazione (posto che le fustelle adesive vengono attaccate solo nel momento del ritiro e in presenza del cliente), che poi paga contestualmente.
Esiste qualche impedimento nel far depositare le ricette in una cassetta delle lettere dedicata installata all’esterno della farmacia?
Anche se la dispensazione del farmaco [almeno così ci pare di capire] avviene regolarmente in farmacia, certo un simile sistema di consegna delle ricette potrebbe costituire una forma – anche se non macroscopica o clamorosa – di loro accaparramento, che in quanto tale incorrerebbe nei divieti appunto di accaparramento e di limitazione e/o impedimento di libera scelta della farmacia.
Sono divieti posti rispettivamente dall’art. 18 [“Il farmacista non deve promuovere, organizzare o aderire a iniziative di accaparramento di prescrizioni mediche comunque e dovunque poste in essere] e dall’art. 14 [“Al farmacista è vietato porre in essere iniziative o comportamenti che limitino o impediscano il diritto di libera scelta della farmacia da parte dei cittadini”] del Codice Deontologico, prescrizione quest’ultima resa a tutela – proprio sul piano deontologico – del principio di libera scelta della farmacia normativamente sancito dall’art. 15 della L. 475/98 [È riconosciuto ad ogni cittadino, anche se assistito in regime mutualistico, il diritto di libera scelta della farmacia].
Infatti, l’indubbia facilitazione che un tale sistema recherebbe alla consegna (e quindi in definitiva alla spedizione…) della ricetta alla farmacia potrebbe evidentemente dare adito a sospetti e perplessità [a dir poco…] sotto vari profili.
La vicenda assumerebbe toni ancor più delicati se, ad esempio, la cassetta posta all’esterno del locale consentisse – come sembra di dover ipotizzare stando al tenore letterale del quesito – la raccolta delle ricette anche durante gli orari di chiusura della farmacia, quel che andrebbe inevitabilmente anche a (sia pur potenziale) discapito delle farmacie limitrofe in esercizio nello stesso momento, interferendo infatti in tal modo proprio con il diritto di libera scelta della farmacia [il cui esercizio dovrebbe, come sappiamo, restare libero e incondizionato].
Inoltre, qualche criticità parrebbe manifestarsi anche per altri aspetti e ci riferiamo, in particolare, alla normativa sulla privacy (la cassetta non costituirebbe certo una valida modalità di gestione e tutela dei dati personali e sensibili contenuti nelle ricette…) e alla loro sicurezza e conservazione: quantomeno, cioè, una sottrazione furtiva delle prescrizioni, a tacer d’altro, verrebbe senza dubbio agevolata rispetto alla conservazione all’interno dell’esercizio, anche nel caso in cui esse fossero riposte per un limitato lasso di tempo in una cassetta esterna al locale.
Per di più, nella cassetta le ricette giacerebbero generalmente anche durante gli orari di chiusura…
(stefano civitareale)