Società di capitali in farmacia. Ddl Trizzino: il 51% a farmacisti iscritti all’albo

Si torna a parlare di società di capitali in farmacia. Infatti, la scorsa settimana, è stata presentata dal deputato pentastellato, Giorgio Trizzino, una proposta di legge che punta a modificare quanto previsto dalla legge sulla concorrenza del 2017. La norma attualmente in vigore prevede la possibilità per ciascuna società di capitali di possedere fino al 20% delle farmacie presenti a livello regionale.

La proposta normativa modifica la legge n.362 del 1991 recante norme di riordino del settore farmaceutico. In particolare, prevede che “i soci rappresentanti almeno il 51% del capitale sociale e dei diritti al voto, debbano essere farmacisti iscritti all’albo o società interamente detenute da farmacisti iscritti all’albo”.

“Ciò allo scopo di assicurare – spiega il ddl –  nella compagine sociale e quindi nella vita societaria, un maggior peso decisionale ai soci farmacisti rispetto agli altri soci”.

Inoltre, l’on. Trizzino ricorda che come più volte sancito dalla giurisprudenza interna, ma anche comunitaria, la gestione professionale a cura del farmacista rappresenta la garanzia per il corretto espletamento del servizio farmaceutico. Se questa condizione non viene rispettata, la società va sciolta, a meno che non abbia provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci farmacisti professionisti nel termine perentorio di sei mesi.

In caso di scioglimento della società, viene meno anche l’autorizzazione all’esercizio di ogni farmacia di cui la società sia titolare.

Entro tre anni sono tenute a conformarsi alla disposizione anche le società già costituite, prima dell’entrata in vigore della nuova norma. In caso di mancato adeguamento, è prevista una sanzione di 50mila euro che andrà a finanziare un Fondo a tutela delle piccole farmacie.

La legge sulla “concorrenza” del 2017, ad oggi, prevede la possibilità per ciascuna società di capitali di possedere fino al 20% delle farmacie presenti a livello regionale.

Un tetto che, secondo la stessa Fofi, potrebbe consentire a 5 società di controllare tutte le 20.000 farmacie italiane aprendo la strada alla creazione di oligopoli, con una forte prevalenza degli obiettivi di profitto e di mercato e con conseguenze negative per la qualità del servizio reso alla popolazione.

In questo senso, la proposta di legge che prevede la maggioranza della componente professionale all’interno delle società che possiedono farmacie, può rappresentare un importante correttivo per salvaguardare e potenziare la capillare rete delle farmacie di comunità, integrata nel Sistema Sanitario Nazionale coerentemente con la sua mission di continua risposta alle esigenze dei cittadini, conclude Trizzino.

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