Studio Medbelle: dati non attendibili e lontani dalla realtà italiana

L’accessibilità alle cure e al farmaco rappresenta il grado di civiltà di un Paese, il vero termometro del benessere dei cittadini.

Così capita spesso di leggere ricerche relative al prezzo dei farmaci, quindi all’accessibilità delle cure. Un recente studio britannico, affidato al provider Medbelle, ha stilato una classifica rispetto al prezzo di 13 farmaci, fra i quali il Viagra ma anche antibiotici, immunosoppressori e ansiolitici, medicinali per il colesterolo, asma, artrite ed epilessia.
Una ricerca che ha preso in esame il costo dei medicinali in 50 Paesi al mondo, parlerebbe (il condizionale è d’obbligo in questo caso), di un prezzo più alto del 90% dei farmaci venduti in Italia rispetto ad altri Paesi.

Uno studio che non convince i rappresentanti dell’industria farmaceutica italiana, in primis riguardo all’attendibilità della fonte, ma soprattutto rispetto alla metodologia utilizzata.

Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, fa una disamina accurata che smentisce questi dati e ne palesa la non attendibilità rispetto al prezzo.
“L’indicatore usato nell’analisi è il prezzo di listino, che per l’Italia – come noto – è diverso dalla spesa effettivamente sostenuta – spiega Scaccabarozzi – .

Il prezzo reale nel nostro Paese infatti è significativamente più basso rispetto al cosiddetto “list price” per una serie di fattori.
In particolare: gli sconti praticati a seguito di accordi negoziali definiti con l’Agenzia Italiana del Farmaco o delle gare, la presenza nelle liste di trasparenza, i payback derivanti da norme di legge (che prevedono ad esempio riduzioni di prezzo del 5% e dell’1,83%) e i costi di ripiano, molto alti.
Altro aspetto riguardante la metodologia è la sua rappresentatività: lo studio infatti prende in esame 13 principi attivi e per ciascuno di essi una confezione.
Di conseguenza, pur facendo riferimento a farmaci importanti, si tratta di un campione comunque limitato. Si può calcolare che il totale dei principi attivi prescelti rappresenti il 3% del mercato totale, un dato che scende a circa il 2% considerando solo le confezioni oggetto di confronto.

In generale, paragonare prezzi dei farmaci tra Paesi diversi è molto complesso e richiede metodologie più approfondite di un semplice confronto, poiché dipende da tanti fattori come: il tipo di prezzo considerato, la scelta dei prodotti, le confezioni selezionate, il loro regime di rimborsabilità, il mix diverso di consumo nei vari Paesi, la struttura del mercato ed eventuali differenze di protezione brevettuale.
E infine come in tutte le indagini le fonti dei dati – in questo caso non solo istituzionali ma anche siti web – e i metodi di aggregazione di prodotti con consumi e prezzi molto diversi.

Dello stesso avviso Il presidente di Assogenerici Enrique Hausermann che sottolinea la non autorevolezza della fonte in questione e parla di un mix di dati lontano dalla verità dei fatti, dalla conoscenza del nostro mercato che vanta fino a 5 diversi livelli di prezzo.

Nel nostro Paese – dichiara Hausermann- esistono, nell’ordine: il prezzo ex factory o realizzo industria (ciò che l’industria riceve da chi paga); il prezzo al pubblico, che include il costo della distribuzione (in Italia attorno al 40% del prezzo al pubblico); il prezzo di riferimento, basato su quello più basso tra i produttori di una singola molecola; il prezzo di aggiudicazione in gara per le forniture ospedaliere (con riduzioni fino all’80% del prezzo di listino). Quindi, a quale prezzo ha fatto riferimento l’autore dello studio? Si commettono “sviste” paradossali che destituiscono l’analisi di qualsiasi credibilità: tra i generici si annida un biosimilare (adalimumab); si considerano principi attivi che per molte confezioni non hanno un generico corrispondente in commercio; su alcuni dei principi attivi considerati non è prevista la sostituibilità tra generico e brand (es. Tacrolimus).
Pertanto- conclude il presidente di Assogenerici- vista la metodologia utilizzata, il risultato apocalittico che ne deriva sul prezzo dei farmaci nel nostro Paese non è sorprendente, però è senz’altro falso.

Christian Petrelli

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