Test Covid: “Norme più stringenti per i laboratori. Alle farmacie richiesti meno requisiti”

Ogni giorno in tutte le città d’Italia centri pubblici e privati si impegnano in tutti i vari test per capire l’incidenza del Covid-19. A Roma, tra hub pubblici, centri diagnostici privati e farmacie disponibili, si è incrementato in maniera significativa il numero dei test quotidianamente somministrati. Ma regna qualche dubbio tra gli stessi operatori sanitari sul territorio sull’efficacia dei test rapidi in farmacia per scovare la variante Omicron.
Il consiglio è quello di un consulto con il proprio medico di famiglia e poi effettuare il test suggerito a seconda dei casi.

“Con la nostra rete, abbiamo garantito fin dall’inizio della pandemia alla popolazione i servizi e le informazioni per comprendere le modalità di diffusione del virus e prevenire i contagi – sottolinea Mariastella Giorlandino, amministratrice unica della Rete Artemisia Lab. Purtroppo, fin dai primi giorni del mese di dicembre si è registrato un aumento esponenziale dei contagi. Sarebbe stata necessaria un’informazione univoca e chiara, che contribuisse a rendere più consapevoli le persone sulle corrette modalità con cui procedere. Bisogna essere consapevoli che tutti – anche i vaccinati – sono a rischio contagio e soprattutto occorre che i soggetti obesi, diabetici e con vasculopatie o altre gravi patologie prestino molta attenzione. è stato un errore consentire alle persone di partecipare a feste e momenti conviviali per il solo fatto di avere eseguito un tampone antigenico rapido qualitativo presso le farmacie, poiché se questi ultimi vengono eseguiti senza rispettare la corretta tempistica (8/9 giorni dal presunto contatto o contagio) rischiano di fornire una risposta falsamente negativa, consentendo a soggetti positivi ma asintomatici di diffondere inconsapevolmente il virus, affollando conseguentemente i Pronto Soccorso. Se si continua con questa modalità sicuramente assisteremo ad un’ulteriore ondata di contagi”.

“Alla luce di questa situazione – conclude Giorlandino – ci si chiede il motivo per cui ai laboratori privati, per essere autorizzati all’esecuzione dei tamponi antigenici quantitativi, sia stata richiesta una specifica autorizzazione per la specialità della microbiologia, la presenza di un biologo, di aree dedicate e l’utilizzo di particolare strumentazione (cappe e centrifughe), mentre le farmacie sono state autorizzate senza il possesso di tali requisiti. Si pensi che un ricovero presso una struttura sanitaria pubblica costa circa 3mila euro al giorno, e ormai da troppo tempo stiamo assistendo ad un sovraffollamento dei Pronto Soccorso spesso solo per semplici stati influenzali. Stiamo vivendo un periodo di emergenza sanitaria, è quanto mai necessario che il Ministero della Salute fornisca direttive generali e univoche a livello nazionale, anziché consentire a ogni Regione di procedere in modo autonomo e per evitare disomogeneità”.

CORRELATI