Un farmaco contro il diabete di tipo 2, lixisenatide, rallenta l’avanzamento dei sintomi motori del Parkinson
Secondo i risultati di uno studio condotto da un team di scienziati dell’Ospedale Universitario di Bordeaux, un farmaco usato contro il diabete di tipo 2, lixisenatide, sembra rallentare l’avanzamento dei sintomi motori del Parkinson.
Gli scienziati hanno diviso in due gruppi 156 pazienti che avevano di recente ricevuto una diagnosi di Parkinson, una malattia degenerativa caratterizzata da tremore a riposo, rallentamento nei movimenti volontari, rigidità muscolare, difficoltà nell’equilibrio, spesso demenza.
I volontari hanno continuato ad assumere i farmaci contro il Parkinson, ma a metà di essi sono state somministrate, per un anno, iniezioni giornaliere di lixisenatide, all’altra di un placebo. Prima, durante e dopo lo studio gli scienziati hanno monitorato i sintomi motori dei pazienti.
Dopo 12 mesi, i pazienti che avevano ricevuto il farmaco antidiabetico non hanno mostrato alcuna progressione dei loro sintomi motori, mentre chi aveva avuto il placebo è peggiorato, anche se solo di tre punti, nella scala usata per stimare l’avanzamento di questa malattia neurodegenerativa: una differenza che gli scienziati hanno definito “piccola, ma clinicamente significativa”.
La differenza è rimasta anche dopo due mesi dalla fine del trial e dopo che i farmaci contro il Parkinson erano stati sospesi dalla sera alla mattina.
La ricerca mette in luce anche aspetti interessanti sulla natura e l’origine del Parkinson. Da tempo si sa che le persone con diabete di tipo 2 sono più a rischio di sviluppare questa malattia, ma è anche noto che il rischio diminuisce in chi assume farmaci analoghi al GLP-1 contro il diabete.
Inoltre, gli studi post-mortem dei cervelli di pazienti con il Parkinson hanno evidenziato anomalie cerebrali compatibili con l’insulino-resistenza, anche in chi non aveva ricevuto una diagnosi di diabete.