Vincoli o abitudini?

Il vocabolario Treccani definisce “vincolo” un legame… qualsiasi limitazione alla libertà di movimento di un corpo, mentre descrive “abitudine” una tendenza a ripetere determinati atti, a rinnovare determinate esperienze… al punto da non avvertirne più la presenza o gli effetti soggettivi piacevoli o spiacevoli.

Esiste un punto di contatto tra vincoli e abitudini. 

Quanti di noi, infatti, confondono i vincoli oggettivi di una situazione, di un contesto, di un problema con le abitudini, le proprie personalissime abitudini che aiutano e condizionano la nostra vita?

Le abitudini, infatti, sono frutto di un meccanismo mentale utilissimo, rappresentato dalla “generalizzazione”. Se abbiamo imparato a guidare l’auto, non siamo più coscienti (non prestiamo più grande attenzione) della necessità di cambiare marcia. È sufficiente percepire i giri del motore o verificare le condizioni stradali perché istintivamente adottiamo il comportamento più opportuno. Così la mente può dedicarsi ad altro, a nuove percezioni.

Purtroppo, però, tale utilissimo meccanismo ha un suo risvolto negativo quando la ripetizione meccanica di un movimento, di un’espressione, di un modo d’essere della persona la rendono schiava, cioè non più libera nel discernimento e incapace di cambiamento. Ecco, l’abitudine è diventata un vincolo nella mente di quell’individuo.

Solo di quella persona, si badi bene, ma tant’è che anche di fronte a nuove evidenze e ad aiuti esterni egli resti rigido nel proprio modo di fare, pensare, esprimersi…

Qual è la prima conseguenza di questa situazione (ancor più facile a verificarsi con l’avanzare dell’età!)?

È definita GIUSTIFICAZIONE: il meccanismo che si innesca quando ciascuno di noi confonde un vincolo oggettivo con un’abitudine di cui resta schiavo è proprio la giustificazione. La ricerca spontanea di un motivo esterno alla nostra volontà che spiega la realtà circostante, la nostra condizione, gli avvenimenti del mondo. Li presentano come definitivi ai nostri occhi rendendoci progressivamente incapaci di incidere sul contesto in cui maturiamo le nostre esperienze e annullando la nostra volontà!

Lascio a voi giudicare gli effetti devastanti in un contesto lavorativo, in un’organizzazione, in un processo di cambiamento o nella definizione di nuovi obiettivi e strategie che coinvolgano una o più risorse.


Visita il sito di Giuseppe Salvato www.nuovidea.it 

CORRELATI